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Il futuro delle imprese? Nella “coesione” con dipendenti, clienti e comunità


Caratteristiche, risultati e prospettive delle imprese "coesive" secondo l'ultimo rapporto annuale di Fondazione Symbola, Unioncamere e Intesa Sanpaolo che fotografa un importante cambiamento di paradigma nei rapporti con i territori, i clienti, i dipendenti e gli ecosistemi locali e nazionali.

Giugno 27, 2023

Per migliorare il legame con la comunità e i territori, accrescere il senso di appartenenza e la soddisfazione di vita dei dipendenti, ma anche il coinvolgimento e il dialogo con i clienti, le relazioni di filiera e distrettuali e, infine, la stessa competitività: sono questi i benefici attesi da una maggiore coesione delle imprese secondo l'ultimo rapporto annuale presentato in occasione dell’incontro "Coesione è competizione. La forza dei Territori nella Transizione Verde", promosso da Fondazione Symbola, Unioncamere e Intesa Sanpaolo e presentato a Mantova nel corso di questo weekend.

Ma chi sono, in sintesi, le imprese "coesive"? Sono tutte quelle aziende capaci di includere nelle proprie attività attori esterni e non necessariamente provenienti dal mondo for-profit: sono coesive le imprese che collaborano con università, professionisti, creativi esterni per favorire la nascita di nuovi servizi e prodotti, ma lo sono anche quelle che contribuiscono alla propria comunità tramite l'ingaggio di enti del terzo settore o di esponenti della società civile locale.

Il livello di coesione di un'impresa si misura anche in termini di capacità di relazione con i clienti, non più limitata al solo scambio utilitaristico del "customer care" ma declinata in termini di ascolto delle loro esigenze, co-progettazione di prodotti e trasformazione dei clienti stessi in ambassador dell'impresa. Sono coesive, infine, quelle aziende capaci di passare da una relazione di dipendenza con la banca a un rapporto sempre più egualitario, trovando negli istituti finanziari – o in altri operatori specializzati, aggiungeremmo noi - un partner fondamentale per riorganizzare la propria filiera.

Tutto questo non si traduce solo in miglioramenti qualitativi, ma anche con impatti concretamente misurabili sul proprio business: secondo la Fondazione Symbola, nel 2023 il 55,3% delle aziende coesive prevedono un aumento del fatturato (rispetto al 42,3% di quelle che non rientrano in questa categoria), il 34,1% hanno intenzione di incrementare la propria forza lavoro (rispetto al 24,8% delle altre) e il 42,7% prevedono una crescita delle esportazioni (versus il 32,5% delle altre tipologie), mentre attenzione alla sostenibilità e investimenti nel digitale presentano valori quasi doppi rispetto al resto delle aziende.

In questo contesto, non sorprende infine il diverso rapporto esistente tra le aziende coesive e il proprio ecosistema di riferimento, locale ma soprattutto nazionale: rispetto alle aziende tradizionali, quelle coesive sono intenzionate ad aumentare nel 24% dei casi la percentuale di fornitori locali o extra regionali (rispetto al 19% delle altre) e pongono una maggiore attenzione alla qualità dei prodotti nei criteri principali di selezione dei fornitori (83,8% vs 76,9%). Un approccio che potremmo definire lungimirante, soprattutto in tempi di "backshoring" delle filiere produttive, e che rappresenta un’importante soluzione di continuità rispetto agli ultimi anni, nell’ottica di rafforzare i legami non solo con i propri fornitori o clienti, ma anche con quella comunità di stakeholder che rappresenta oggi più che mai la vera forza di un’impresa rispetto alle altre.



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