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Tag: reverse factoring
  • Massimiliano Tiana, Deloitte: “factoring e invoice trading per assicurare l’accesso alla liquidità delle PMI”

    Partner Turnaround and Restructuring di Deloitte Financial Advisory, con una forte expertise in consulenza strategica, gestione manageriale in aziende multinazionali e operazioni di M&A e turnaround, con esperienze in Boston Consulting Group, Fastweb, Autogrill, Vodafone Italia, The Space Cinema e Alchimia Holding, Massimiliano Tiana condivide con noi un’analisi d’insieme delle maggiori sfide che attendono le PMI da qui ai prossimi mesi dal punto di vista dell’accesso alla liquidità e il potenziale degli strumenti di factoring, reverse factoring e invoice trading nel calmierare la dipendenza dalle banche e dalle fonti di finanziamento tradizionali.

    Dottor Tiana quali sono, ad oggi, le sfide più importanti che attendono le PMI sui mercati nazionali e internazionali?

    L’economia italiana negli ultimi anni si è trovata arenata in un contesto di inedita incertezza, definito dall’alternarsi di diversi fattori e shock esogeni. La diffusione della pandemia, il conflitto russo-ucraino e la crisi del Mar Rosso hanno avuto un notevole impatto sui principali indicatori macroeconomici. In questo contesto, le imprese italiane che si scontrano con situazioni di precrisi, crisi o insolvenza, necessitano di soluzioni di finanziamento flessibili e veloci mirate a garantirne la stabilità.

    Quali sono le principali cause di questo contesto di incertezza?

    Le importanti dinamiche inflattive degli ultimi anni hanno portato nel 2021 a un aumento record dei prezzi dell’8,1% (dati Banca d’Italia, Bollettino Economico, 2023). Le principali cause di queste alterazioni derivano, da un lato, dalle politiche fiscali e monetarie espansive adottate in risposta alla pandemia di Covid; dall'altro, dall'accentuata instabilità geopolitica legata allo scoppio del conflitto russo-ucraino che ha generato effetti inflattivi sulle commodity. In più, si è aggiunta la crisi del Mar Rosso che ha portato non solo rallentamenti a livello di tempi ma anche un raddoppio dei costi sul trasporto marittimo. In questo contesto, nonostante una lieve normalizzazione nelle quotazioni dei prodotti energetici negli ultimi mesi (-24% dal 2022) rispetto ai picchi post-Covid e ai rialzi connessi allo scoppio del conflitto russo-ucraino, i costi delle materie prime rimangono a livelli elevati e le imprese continuano a risentire degli effetti indiretti dei rincari passati sugli altri beni e delle persistenti pressioni inflattive.

    In che modo queste dinamiche hanno avuto un impatto sul rischio di credito?

    In un contesto economico contraddistinto da dinamiche inflattive, aumenti di prezzi e difficoltà nell'accesso alla liquidità, il 50% delle imprese italiane, alla fine del 2023, è stato categorizzato, secondo il Cerved Group Score, come ad elevato rischio di credito o in situazione di vulnerabilità finanziaria. Dal punto di vista dimensionale, il quadro economico sta danneggiando in modo significativo soprattutto le micro e piccole imprese, le quali si trovano in situazioni di rischio o vulnerabilità, rispettivamente al 52% e al 36% (Cerved Research). La difficoltà nell'ottenere liquidità emerge come il principale ostacolo per assicurare la continuità aziendale e non è un caso che le imprese italiane, per far fronte alle proprie esigenze finanziarie, ricerchino oggi soluzioni finanziarie che riescano ad assicurare un accesso semplice e diretto alle risorse necessarie.

    Quali sono le possibili soluzioni per le imprese?

    In questo contesto, Deloitte e le nuove piattaforme online progettate per lo smobilizzo dei crediti offrono servizi – quali invoice trading, factoring e reverse factoring – cruciali per ristabilire l’equilibrio e la stabilità all’interno del tessuto economico italiano. Deloitte Financial Advisory, in particolare, si distingue per l’offerta di una vasta gamma di servizi e competenze in costante evoluzione, supportando le imprese nella definizione delle proprie dinamiche economico-finanziarie, e facilitando la connessione tra cliente e istituto finanziario: il factoring, rivolto specialmente a micro e piccole imprese, e il reverse factoring, dedicato principalmente a medio e grandi imprese.

    Quale futuro vede per le piattaforme online di cessione del credito pro-soluto, come quelle di invoice trading?

    Negli ultimi anni è in notevole incremento la domanda di soluzioni fintech che permettono di gestire online il sistema di anticipo delle fatture commerciali. In questa prospettiva, l’invoice trading consente lo smobilizzo dei crediti mettendo in contatto, attraverso una piattaforma digitale, aziende che vendono le proprie fatture non ancora riscosse e investitori che acquistano le stesse. Il funzionamento del sistema segue un processo estremamente lineare: l’azienda interessata alla cessione dei crediti commerciali si registra sulla piattaforma, qualora la fattura sia considerata idonea per la cessione, diventa visibile e acquistabile dagli investitori attraverso un'asta al rialzo. Piattaforme come CashMe, in questo senso, consentono di accedere rapidamente a credito disponibile, senza alcuna segnalazione alla Centrale Rischi di Banca d’Italia, preservando la libertà di accesso ad altri finanziamenti.

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  • Giulia de Vendictis: come il fintech può favorire la sostenibilità della supply chain finance

    Alumna LUISS, mentore per Mentors4U e Certified Trade Finance Professional presso la International Chamber of Commerce (ICC),. Giulia De Vendictis ha una lunga e comprovata esperienza nell'ambito del trade finance, oltre ad essere Contributor per il blog “Econopoly - Il Sole24Ore” e una delle prime, in Italia, a fare divulgazione sulla sostenibilità applicata alla supply chain e alla supply chain finance. “La salute finanziaria di un’azienda va di pari passo con la sua sostenibilità ambientale, sociale e di governance: le imprese più strutturate e sostenibili possono incentivare il cambiamento sia nelle aziende capofiliera, sia nei loro fornitori, rendendo la stessa supply chain sostenibile” dichiara in occasione della nostra intervista.

    Dottoressa De Vendictis, può dirci come è cambiato nel corso del tempo il concetto di supply chain e perché oggi si parla sempre più spesso di "sustainable supply chain"?

    La supply chain, o catena di approvvigionamento fisica, è un termine che comprende in sé tutta la catena di merci e servizi che dal produttore giunge fino al consumatore finale, divenuta sempre più complessa in seguito all’affermarsi della globalizzazione e sempre più sensibile a choc geopolitici quali la pandemia o i conflitti regionali. La “sustainable supply chain” è, in questo senso, una supply chain progettata per rispettare i criteri ESG sia dal punto di vista dei clienti, sia dal punto di vista dei fornitori: l’attenzione ai fattori ambientali, sociali e di governance, infatti, consente all’azienda di crescere, prosperare e resistere ai cambiamenti, ottenendo anche migliori condizioni di finanziamento da banche e investitori istituzionali.

    Vuole condividere con noi un esempio, in tal senso?

    Essere sostenibili è un dovere dal punto di vista etico, ma anche finanziario, perché investitori, mercato e sistema bancario selezionano le imprese non più solo dal punto di vista delle performance di bilancio, ma anche in base al loro report di sostenibilità. In questo senso, un’impresa che sceglie di rivolgersi a fornitori di servizi che hanno deciso di adottare strumenti e processi in grado di ridurre le proprie emissioni GHG (n.d.r. vale a dire le emissioni indirette dovute alla produzione dell'elettricità, del vapore o del calore e in qualche modo riconducibili all’impresa stessa) può generare conseguenze positive sul calcolo totale delle emissioni di tutta la propria filiera e, di conseguenza, attrarre maggiori risorse da banche e investitori.

    Che cosa può fare un'impresa per rendere più sostenibili i suoi fornitori?

    Applicare la sostenibilità alla supply chain è un esercizio complesso che dipende, in larga misura, dal potere contrattuale delle parti. Un’azienda può cominciare innanzitutto a cambiare sé stessa, ottenendo per esempio certificazioni ISO o SA8000 e facendosi attribuire un rating ESG a partire dal quale individuare possibili aree di miglioramento. Dopo questo primo passo, di studio e di analisi rigorosa, diventa più semplice informarsi sulle pratiche di sostenibilità, i rating, le certificazioni, l'impegno assunto dai fornitori e decidere a quel punto di favorire o penalizzare questi ultimi in base al loro rating ESG e alla loro propensione verso la sostenibilità, anche facendo leva su strumenti di finanziamento innovativi e sull’accesso a programmi di sustainable supply chain finance.

    Quali sono questi strumenti finanziari che possono favorire questo processo?

    I prodotti di ottimizzazione del capitale circolante più utilizzati da acquirenti e fornitori sono il confirming, il factoring, il reverse factoring e lo sconto fatture, offerti ormai in maniera complementare da banche e fintech. Da notare, innanzitutto, come la digitalizzazione di questi servizi sia di per sé una pratica sostenibile, perché consente un notevole risparmio di carta rispetto al passato e permette di compensare la chiusura delle filiali e il trasferimento degli istituti di credito dal centro e dal sud del Paese. Questo cambiamento verso il trade finance “paper-less” ovviamente è stato accelerato dalla pandemia da Covid-19 e dal diffondersi del remote working e dello smart working. Nel caso del reverse factoring tradizionale e del digital reverse, in particolare, una grande impresa può oggi offrire ai propri fornitori la possibilità di cedere i crediti commerciali a condizioni di finanziamento più vantaggiose rispetto a quelle che gli stessi fornitori potrebbero ottenere presentandosi individualmente alle banche, senza la necessità di sottoscrivere direttamente linee di credito per factoring. La sostenibilità della supply chain, in questo senso, è una sostenibilità dalle molteplici facce: ambientale, sociale, ma anche finanziaria.

    Che cosa manca perché il concetto di sustainable supply chain finance possa affermarsi del tutto?

    Da un lato, come ho avuto occasione di approfondire in un mio precedente articolo, un cambio di mentalità degli imprenditori e dei manager, soprattutto quelli delle PMI, che non sono sempre convinti del fatto che la performance di un'impresa sia influenzata anche dalla sua sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Dall'altro, servono sempre più esperti nelle banche, come nelle fintech, capaci di comprendere i bisogni dei propri clienti e di rispondere a questi ultimi tramite una conoscenza delle pratiche, degli strumenti e delle normative maturata sia attraverso il proprio lavoro, sia tramite un'attività di formazione e aggiornamento costante. Strumenti come il digital reverse, in questo senso, possono essere un buon punto di partenza per promuovere l’innovazione e la digitalizzazione della propria filiera, in un'ottica win-win.

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  • Dalle banche al factoring, quando gli ESG fanno la differenza


    Da "nice to have" a "must have": la valutazione secondo criteri ESG non è più - e non è mai stata - una moda del momento, bensì uno strumento essenziale per misurare la sostenibilità dell'impresa nel lungo periodo. Inoltre, essa diventa sempre più importante per aumentare le sue possibilità di accesso a finanziamenti migliori, di maggior qualità e sufficienti al suo fabbisogno sia da parte delle banche sia da parte delle società specializzate nella cessione di crediti commerciali, come factor e aziende fintech

    Le nuove linee guida dell’EBA sulla valutazione dei prestiti alle e il ruolo dei criteri ESG

    Lo spunto per questa riflessione viene da un articolo pubblicato sull'ultimo numero di Fact&News, la rivista dell’associazione AssiFact, a cura dell'avvocato Simona Cardillo dello studio Lexant Legally Yours. Nel suo articolo, l’avvocato Cardillo sottolinea come la sostenibilità ambientale, la responsabilità sociale e l’eticità nel business siano entrati ormai a pieno titolo tra i “principali criteri” di valutazione di ogni tipo di azienda dal punto di vista della qualità creditizia, secondo le “Guidelines on Loan and Monitoring” dell’European Banking Authority pubblicate nel corso degli ultimi mesi.

    L’impegno crescente del comparto factoring nel valorizzare le aziende virtuose

    I criteri ESG non sono, quindi, importanti solo da un punto di vista reputazionale e di comunicazione, ma sono anche in grado fornire informazioni preziose agli istituti di credito per valutare le opportunità di crescita dell’azienda nel lungo periodo, il suo rapporto con clienti e fornitori, e prevenire la generazione di crediti deteriorati. In questo contesto, l’autrice ricorda come anche il settore del factoring sia invitato a dotarsi di un ESG risk assessment e un modello di rating ESG per misurare le singole fatture cedute dai clienti, e di come esso possa elaborare prodotti ad hoc rivolti proprio alle aziende più virtuose.

    La sostenibilità nel reverse factoring la filiera di fornitori e le ricadute positive sull’azienda stessa

    La sostenibilità, infine, riguarda anche il processo inverso, o “reverse factoring”. Un’azienda che offre ai propri fornitori la possibilità di cedere in anticipo le fatture a factor specializzati o investitori istituzionali, come avviene nel caso della nostra soluzione CashMe Digital Reverse, è infatti un’azienda che rende sostenibile la propria filiera e di conseguenza se stessa, aumentando a propria volta le possibilità di ricevere più credito, e di migliore qualità, da parte degli istituti bancari: ideale conclusione di un circolo virtuoso che tuttavia rimane, per molte imprese, ancora tutto da progettare e costruire.

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  • Factoring pro soluto e pro solvendo: i protagonisti in Italia


    Unicredit Factor per distacco, seguita a distanza da Credemfactor, Credit Agricole Eurofactor, FactorCoop, Aostafactor, Serfactoring e Generalfinance: sono queste le aziende di factoring più importanti in Italia per fatturato, secondo quanto riportato da un approfondimento curato da TrueNumbers e riguardante le analisi dei bilanci dei singoli fornitori di servizi di factoring.

    Il mercato del factoring cresce ma è ancora lontano dai livelli pre-Covid

    Cresciuto del 10% nel 2021, ma ancora lontano dai livelli pre-covid, il mercato del factoring italiano rappresenta oggi un supporto fondamentale per le aziende che necessitano di liquidità attraverso la cessione dei crediti commerciali, con l'obiettivo di finanziare il proprio capitale circolante secondo le modalità pro soluto e pro solvendo.

    Il factoring pro soluto ampiamente dominante rispetto alla modalità pro solvendo

    Sempre secondo i dati di TrueNumbers, il factoring pro-soluto - che prevede la cessione completa del rischio di credito dal creditore al factor - è la soluzione ampiamente più diffusa con una percentuale del 79% del fatturato globale del settore, che nel 2021 ha raggiunto i 250 miliardi di euro. Meno diffusa, ma altrettanto conosciuta, la soluzione pro solvendo, dove il creditore che cede il credito conserva la responsabilità giuridica di un eventuale mancato pagamento delle fatture cedute.

    Il mercato della cessione dei crediti commerciali non smette di crescere e differenziarsi

    In questo contesto, come rilevato anche dagli ultimi dati dell'Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, non mancano le alternative a fronte di una sostanziale stabilità dell’offerta di soluzioni tradizionali come l’anticipo fatture bancario: dal reverse digitale all'invoice trading su piattaforme come CashMe, tramite cui è possibile cedere i propri crediti commerciali a investitori istituzionali senza richiesta di garanzie né segnalazione in centrale rischi, sempre in modalità pro soluto.

    L’invoice trading online per le aziende che preferiscono una maggiore flessibilità

    A differenza del factoring tradizionale, l'invoice trading online rappresenta una soluzione più flessibile per quelle imprese che non intendono cedere la totalità dei propri crediti commerciali, ma solo una parte di essi, come riscontrato anche dai nostri clienti che hanno già attivato il servizio: un segnale, ulteriore, che il mercato della cessione dei crediti rappresenta oggi un sostegno fondamentale nella ripartenza dell'economia italiana e che anche grazie alle nuove tecnologie può rispondere meglio, e in maniera più rapida, alle differenti e mutate esigenze delle aziende, grandi o piccole che siano.

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  • Anticipo fatture con Dynamic Discounting: che cos’è e a chi si rivolge

    Aziende medio-grandi, con facilità di accesso al canale bancario dovuta a un buon rating e sufficienti riserve di liquidità: sono queste imprese i principali fruitori del servizio conosciuto come dynamic discounting, che consente di automatizzare il processo interno di sconto dei crediti commerciali a fronte di un pagamento anticipato nei confronti dei propri fornitori.

    Il dynamic discunting per automatizzare il processo di sconto in fattura con pagamento anticipato

    Il dynamic discounting, come altre soluzioni che perseguono il medesimo obiettivo di sostenere una determinata filiera di imprese, viene richiesto da aziende e imprese capo-filiera i cui fornitori sono per lo più PMI in cerca di liquidità immediata e intenzionate a ottenere fonti di finanziamento diversificate, a causa di costi di accesso al credito abitualmente maggiori rispetto alle aziende più importanti.

    Fenomeno relativamente recente, incentivato dalla diffusione delle nuove tecnologie e della completa tracciabilità dei processi, il dynamic discounting prende il posto del processo manuale e solitamente "informale" di sconto delle fatture in cambio di un pagamento anticipato, per rendere questo stesso processo interamente automatico tramite una piattaforma specializzata.

    La crescita nell’ultimo anno del dynamic discounting e il confronto con il reverse factoring

    Non è un caso che, a fronte di questo netto miglioramento di un processo tradizionale altrimenti complesso e non scalabile, il dynamic discounting abbia fatto registrare nel corso dell’ultimo anno una crescita pari al 200% secondo le ultime stime dell’Osservatorio Supply Chain e Finance del Politecnico di Milano, pur mantenendosi su volumi totali inferiori al miliardo di euro nel nostro Paese.

    In questo senso, il dynamic discounting si colloca come una delle tante soluzioni oggi disponibili sul mercato per consentire alle grandi aziende di supportare la propria filiera di fornitori: tra queste rientra anche il reverse factoring, che prevede la cessione pro soluto dei crediti commerciali in cambio di liquidità immediata da parte di investitori, come avviene nel caso del servizio offerto da CashMe SpA, CashMe Digital Reverse.

    Da non sottovalutare, infine, l'impatto positivo che il ricorso al dynamic discounting può avere sullo stesso rating ESG delle aziende: le imprese che ne fanno uso possono includere un claim etico nel proprio bilancio di sostenibilità, o direttamente sul proprio sito, nella misura in cui contribuiscono ad agevolare l'accesso alla liquidità dei propri fornitori e a ridurre il loro ricorso all'indebitamento, aumentando di conseguenza la sostenibilità dell'intera filiera.

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  • Supply Chain Finance: quali sono le soluzioni che crescono di più

    Dai 457 ai 495 miliardi di euro: è la stima del valore potenziale del mercato dei crediti commerciali raggiunto nel corso del 2021 secondo gli esperti dell'Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, in crescita rispetto ai 424 miliardi di euro raggiunti a fine dicembre 2020 e con importanti variazioni a seconda delle singole soluzioni impiegate dalle imprese per finanziare il proprio capitale circolante.

    Il passaggio di consegne al vertice tra factoring e anticipo fatture bancario

    I numeri, presentati in occasione dell'incontro annuale dell'Osservatorio svoltosi l'8 marzo 2022, raccontano di un settore in rapida trasformazione: già nel 2020, infatti, il mercato potenziale della supply chain finance italiano aveva assistito al passaggio di consegne al vertice tra servizi di factoring (55 miliardi di valore complessivo transato, in calo del 6% anno su anno) e servizi di di anticipo fatture bancario, in calo del 34% anno su anno e fermi a quota 43 miliardi di euro complessivi.

    La crescita del dynamic disconting, dell’invoice trading, l’assestamento del reverse factoring

    Già alla fine del 2020 era apparso chiaro che, accanto ai due "pesi massimi" del sistema, andavano crescendo rapidamente le soluzioni alternative rispetto al factoring e all'anticipo fatture bancario: dal dynamic discounting in crescita del 400% anno su anno (seppur a quota di "soli" 100 milioni di euro di volumi transati), all'invoice trading in crescita del 23% - per complessivi 300 milioni di euro di crediti commerciali ceduti dalle aziende in cambio di liquidità su piattaforme come CashMe - a fronte del sensibile calo del 4% soluzioni come il reverse factoring verso quota 6,4 miliardi di euro.

    Tendenze confermate da un anno all’altro in attesa che anche l’ultimo bilancio venga depositato

    Numeri e tendenze che sembrano essere confermate anche per il 2021 (in attesa che tutte le aziende monitorate dall'Osservatorio abbiano depositato i propri bilanci): secondo quanto dichiarato da Federico Caniato, direttore dell'Osservatorio sulla Supply Chain Finance, il valore di mercato dei crediti commerciali ceduti tramite l'anticipo fatture bancario sembra essere rimasto stabile a quota 43 miliardi di euro, a fronte di una crescita del 5% del factoring (verso quota 57 miliardi), reverse factoring (+14%, per complessivi 7,2 miliardi), invoice trading (+7%), confirming (+58%), dynamic disconting (+200%), ancora sotto il miliardo. Oltre trecento miliardi di euro la quota di mercato non ancora servita da alcun operatore.

    La crescente importanza della sostenibilità nell’accesso ai servizi di supply chain finance

    I dati, tuttavia, raccontano solo una parte del cambiamento in atto nel settore: tra tutti quelli affrontati nel corso della conferenza, quello più importante secondo noi è quello relativo all'introduzione dei criteri ESG nella valutazione e selezione delle aziende eleggibili per le diverse soluzioni di supply chain finance. In particolare, è emerso chiaramente come la sostenibilità delle imprese dal punto di vista ambientale, sociale e di governance sia ormai diventata una variabile determinante nel premiare le aziende più virtuose facilitando la cessione dei loro crediti commerciali: tendenza che, ci auguriamo, possa emergere sempre più nettamente anche a livello di numeri e, soprattutto, di consapevolezza dell’intero mondo produttivo.

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  • Reverse factoring: l’esempio di CashMe Digital Reverse per Gencos 110

    Società del Gruppo Finservice che supporta privati, imprese e professionisti nell’attività di riqualificazione edilizia agevolata, Gencos 110 SpA rappresenta oggi un esempio di successo che si serve di servizi di reverse digitale per sostenere la filiera dei propri fornitori e ottenere dilazioni di pagamento per creare un flusso di circolante capace di alimentare la propria crescita, come racconta in questa intervista il Dottor Bartoli, presidente della società.

    Nata dall’esperienza di Gruppo Finservice, imprenditori e professionisti, messa a fattor comune per creare una società capace di muoversi all’interno dell’intricato mondo dei bonus edilizi introdotti dal governo italiano dopo la pandemia, Gencos 110 è stata costituita nel 2020 partendo fin da subito con un’idea di business e una strategia chiara: creare un ponte tra i committenti interessati a riqualificare le proprie abitazioni, facendo leva sugli incentivi fiscali previsti nel Decreto Rilancio, e le imprese edili di costruzioni. Il suo modello di intervento, denominato RiqualificaOra, consiste nel progettare e investire negli interventi migliorativi del condominio interessato all’adesione, grazie all’expertise della squadra dirigente in campo legale, finanziario ed immobiliare.

    Ad oggi la società ha già terminato operazioni immobiliari per oltre 28 milioni di euro, ed ha appalti acquisiti da realizzare per altri 100 milioni di euro.

    reverse factoring

    Dottor Bartoli, come è nata l'esigenza di rivolgersi a un servizio di reverse come quello offerto da CashMe?

    Superati i primi mesi di set-up amministrativo e legale, di selezione dei fornitori e strutturazione dei processi, il business di Gencos 110 è immediatamente decollato con l’acquisizione di importanti commesse di riqualificazione dislocate nelle zone del nord Italia ed in particolare del Lago di Garda. A questo punto era importante trovare i partner finanziari che ci accompagnassero in questo percorso di crescita attraverso il supporto del ciclo finanziario sia lato attivo che lato passivo.

    Sul primo fronte, abbiamo stipulato nel corso del 2021 importanti accordi con diversi istituti di credito per ottenere plafond per la cessione pro-soluto dei crediti fiscali Superbonus generati dai lavori edili di riqualificazione energetica e sismica che beneficiano delle agevolazioni del “Decreto Rilancio”.
    Sul fronte passivo invece è stata trovata un’importante soluzione grazie ad una società del gruppo, CashMe SpA, che tramite la piattaforma digitale proprietaria ha offerto una linea di Reverse Digitale di 9 milioni di euro da poter destinare ai nostri fornitori.

    Quali sono stati i vantaggi per Gencos 110 e per i vostri fornitori, ottenuti dal reverse factoring?

    I nostri fornitori, aderendo alla piattaforma di reverse digitale, hanno potuto incassare nel giro di pochi giorni le fatture emesse nei nostri confronti attraverso una cessione pro soluto, mentre noi abbiamo ottenuto maggiori dilazioni di pagamento, fino a 120gg, beneficiando così di un flusso di circolante efficiente che ci ha permesso di continuare a crescere e avviare nuove commesse.

    Qual è stata la risposta dei vostri fornitori alla notizia dell'adozione del servizio di reverse?

    I nostri fornitori hanno accolto molto favorevolmente questa possibilità: cedendo le fatture in pro-soluto, tramite la piattaforma CashMe, hanno non solo ottenuto liquidità immediata ma anche migliorato il proprio bilancio d’esercizio, il tutto con un servizio altamente flessibile che non è soggetto alle dinamiche del circuito bancario tradizionale.

    Il volume di cessioni e il numero di fornitori attivati in piattaforma è continuato a crescere per tutto il 2021 e tutt’ora sta crescendo. I nostri fornitori sono stati in grado di cedere fatture di importo unitario anche molto elevato, cosa che sarebbe stata preclusa tramite il sistema bancario tradizionale creando un possibile blocco finanziario a queste imprese.

    reverse factoring
    Nell'immagine, un esempio di quattro cantieri realizzati sul lago di Garda a opera di Gencos 110.

    Quali sono stati gli aspetti del servizio di reverse che avete apprezzato maggiormente?

    Sicuramente la velocità di risposta di CashMe e l’alta flessibilità del sistema sono stati fondamentali sia per noi che per i nostri fornitori. Questi ultimi sono stati accompagnati in tutto il processo da un consulente CashMe e non hanno incontrato nessuna difficoltà ad utilizzare la piattaforma. Non da ultimo, la trasparenza dei costi applicati sulle operazioni di cessione è stata molto apprezzata.

    Infine, non dimentichiamo, che Gencos110, anche se partecipata da un gruppo importante come Gruppo Finservice, è una società che non ha storicità e depositerà nelle prossime settimane il primo bilancio: il plafond inziale che abbiamo ottenuto tramite CashMe sarebbe stato di conseguenza impensabile tramite il canale bancario tradizionale.

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  • Dal factoring al reverse factoring: il mercato cresce, le soluzioni anche

    Non sono bastate le incertezze legate alla pandemia, alla crescita dell'inflazione, alle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime per frenare la crescita del mercato del factoring italiano. Secondo i dati diffusi in questi giorni dall’associazione degli operatori di settore Assifact, e ripresi dall'Ansa, il mercato del factoring ha fatto registrare nel 2021 una crescita del 9,66% del volume di affari complessivo, in linea con le previsioni diffuse solo qualche mese fa dalla medesima fonte.

    Il mercato del factoring vale oltre il 14% del Pil italiano secondo i dati Assifact, e continua a crescere

    Le previsioni per il 2022 sono altrettanto, se non di più, positive: secondo i dati elaborati da Assifact il mercato del factoring dovrebbe crescere entro una forbice compresa tra il +5,68% e il + 10,79%, a seconda di quanto incideranno le variabili menzionate all’inizio di questo articolo. Risultati importanti, se si tiene conto della flessione globale del settore registrata nel 2020 dopo quasi un decennio di crescita continua.

    Pur escluso dalle moratorie e garanzie pubbliche che hanno sostenuto nel corso dell’ultimo biennio la disponibilità dei finanziamenti degli istituti di credito, il mercato del factoring ha dimostrato di godere di fondamentali solidi e di un rapporto consolidato con i propri clienti, arrivando a valere fino al 14% del PIL ed essendo più di altri in grado di “cogliere e amplificare la ripresa economica, offrendo una risposta proporzionale alle esigenze di finanziamento e di gestione del capitale circolante, comprese le imprese di fornitura”, come si legge nel comunicato stampa diffuso dall’associazione di settore.

    Dal factoring al reverse factoring, cosa cambia dagli operatori tradizionali al fintech

    A uno sguardo più attento, infatti, non sfugge che il termine “factoring” risulta essere oggi sempre più associato a soluzioni in parte diverse, ma accumunate dall’obiettivo di fornire risposte proporzionali alle esigenze di liquidità delle imprese e dei loro fornitori: è il caso, ad esempio del reverse factoring, che nel 2020 ha superato la soglia dei 21 miliardi di euro su un totale di 22,3 miliardi di operazioni di supply chain finance (dati BeBeez), e che consiste in una soluzione a disposizione delle imprese che vogliono ridurre la pressione sui fornitori, offrendo loro uno servizio di cessione immediata delle fatture in cambio di liquidità.

    Come avviene per l’invoice trading, soluzione complementare al tradizionale anticipo fatture bancario e al factoring ma molto più rapida e flessibile, anche nell’ambito del reverse noi di CashMe abbiamo sviluppato un’offerta ad hoc e complementare a quella dei factor più conosciuti: CashMe Digital Reverse non prevede infatti alcuna segnalazione in centrale rischi, a differenza della cessione pro-soluto del reverse factoring “tradizionale”, nell’ottica di offrire alle aziende clienti uno strumento ulteriore per accedere alla liquidità necessaria per sé e i propri fornitori, in maniera immediata e adatta alle diverse esigenze.

    Soluzioni complementari al credito bancario, sia esso “garantito” o meno

    In questo contesto, non mancano quindi le soluzioni a disposizione delle aziende per poter accedere ai finanziamenti complementari al credito bancario: sia che si tratti di società di factoring e reverse factoring tradizionali, sia che si tratti di piattaforme fintech come CashMe che hanno fatto della velocità, flessibilità e disintermediazione il loro punto di forza, le aziende italiane possono affrontare questa perdurante situazione di incertezza potendo scegliere di volta in volta il servizio più vicino alle proprie necessità del momento, senza limitarsi né vincolarsi in misura eccessiva alla disponibilità di credito bancario. Oggi garantito, domani chissà.

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  • Fintech: il 2021 mette il turbo agli investimenti nel settore

    I dati dei primi sei mesi di investimenti globali nel settore fintech secondo quanto elaborato dagli analisti di KPMG, e l’importanza delle partnership tra startup e aziende tradizionali per favorire l’accesso di imprese e consumatori a servizi finanziari innovativi e complementari al sistema finanziario “tradizionale”.

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  • Il conto della crisi, dalle PMI alle grandi aziende

    Mentre sono ancora attive le moratorie sui prestiti, un nuovo studio Cerved offre un quadro aggiornato sull’impatto della crisi economica sui fatturati di piccole e grandi imprese italiane.

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  • Reverse factoring, continua la crescita: ecco le soluzioni per le aziende

    Secondo i dati più recenti le operazioni di supply chain finance hanno raggiunto nel 2020 il 10% del volume d'affari del mercato del factoring italiano, con oltre il 90% legate alle attività di reverse factoring.

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  • Reverse factoring: un esempio concreto per capire come funziona

    Factoring indiretto, o meglio ancora reverse factoring: per capire di che si tratta basta prendere come esempio una ipotetica azienda manifatturiera con 40 milioni di euro di fatturato annuo, soggetta a forti stress sui flussi di cassa per effetto della stagionalità del business. Grazie al reverse factoring di CashMe essa può immediatamente migliorare la gestione degli squilibri di cassa, pur continuando a pagare i singoli fornitori entro le scadenze concordate con questi ultimi.

    Nel reverse factoring è il debitore ad avviare l’intero processo

    A differenza del factoring tradizionale, nel reverse factoring è infatti il debitore – nel nostro caso l’azienda manifatturiera – ad avviare il processo con il fine di ottimizzare la gestione del proprio ciclo passivo e contemporaneamente supportare la filiera di fornitori. Questi ultimi, dopo essere stati selezionati dall’azienda debitrice ed essere stati abilitati dal team di CashMe, possono caricare le fatture sulla piattaforma di reverse factoring e ricevere subito liquidità immediata.

    Durante tutto il processo sia le aziende debitrici sia i fornitori di queste ultime sono costantemente seguiti e accompagnati dal team di consulenti specializzati di CashMe, incaricati di abilitare le singole utenze e far firmare gli accordi di adesione ai fornitori selezionati dall’azienda che usufruisce del servizio di reverse factoring. Il riconoscimento delle fatture caricate dalla piattaforma può avvenire a sua volta sia in modalità manuale, sia essere interamente automatizzato per quanto riguarda aziende di dimensioni maggiori.

    I requisiti e i vantaggi del reverse factoring di CashMe

    Il servizio di CashMe Digital Reverse è operativo sul mercato dal 2019 ed è accessibile a medie e grandi aziende a partire da 20 milioni di euro di fatturato annuo, come nell’esempio riportato all’inizio di questo articolo, mentre per i fornitori è richiesto un fatturato annuo di almeno 500 mila euro. Da notare, infine, come la cessione delle fatture da parte dei fornitori avvenga sempre in modalità pro-soluto, con effetto ottimizzante sulla PFN e sul bilancio e senza alcun tipo di segnalazione in centrale rischi.

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