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Tag: esg
  • PMI e sostenibilità: quegli ostacoli invisibili da rimuovere

    Quattro imprese su dieci: questa è la percentuale del campione di piccole e medie aziende italiane che, nel corso del 2022, hanno avviato un percorso di transizione sostenibile secondo gli ultimi dati del Kaleidos Impact Watch. Entro il 2024, secondo la medesima fonte, oltre la metà delle PMI avrà effettuato almeno un investimento in sostenibilità ambientale (dalla transizione verso energie pulite e rinnovabili alla riduzione o riutilizzo di rifiuti e scarti di lavorazione). Oltre il 95% delle aziende intervistate ha dichiarato di aver già ottenuto benefici da questo processo.

    A fronte di dati così evidenti, tuttavia, rimane l'incognita che grava sul futuro di tutte le altre imprese: in un Paese come il nostro caratterizzato da un tessuto imprenditoriale di dimensioni aziendali relativamente contenute, non sono pochi i motivi che possono frenare un imprenditore e il suo team rispetto alla scelta di intraprendere un percorso virtuoso, che tuttavia richiede un certo investimento iniziale per essere avviato, soprattutto dopo che quest'ultimo è stato rimandato per anni.

    Come affermato da Emanuela De Sabato, presidente e fondatore di Futura Law Firm e valutatrice d’impatto in un lungo e interessante post su LinkedIn, a volte non sono sufficienti tutti i discorsi e i numeri sulla sostenibilità per far compiere quel passo in più alle aziende di dimensioni più contenute. "Di fronte alle iniziative e alle svolte dei giganti - afferma l'autrice del post - non so come una piccola impresa possa identificarsi e sentire di avere gli strumenti adeguati". Il problema, secondo l'esperta, non sarebbe tanto la mancanza di risorse economiche quanto la convinzione di non avere né il tempo, né le risorse umane sufficienti da dedicare al cambio di rotta.

    A convincere molti imprenditori, secondo noi, non sarà tuttavia solo la tendenza a imitare i comportamenti dei propri simili, né massicce campagne di sensibilizzazione, quanto la consapevolezza che le pressioni che subiranno da qui ai prossimi anni per intraprendere un percorso sostenibile saranno tante e tali da farli rimpiangere di non averlo fatto prima: se la regolamentazione fino ad oggi è stata benevola nei confronti delle aziende di dimensioni minori non è detto che sarà lo stesso anche in futuro, i clienti si aspetteranno iniziative e azioni concrete di sostenibilità e le aziende capofiliera utilizzeranno tutto il proprio soft power per convincere le aziende fornitrici ad adeguarsi a standard qualitativi e sostenibili sempre più alti. Infine, il mondo del credito darà la "spinta" decisiva.

    Come ricordato da Marco Preti, CEO di Cribis, in un articolo per Econopoly, le modalità di gestione del rischio del credito stanno rapidamente cambiando: "oggi è imprescindibile considerare i rischi ESG delle imprese, non solo nel breve ma anche a medio e lungo termine. Ormai è acclarato che questi elementi impatteranno in modo determinante sulla redditività delle imprese e quindi sulla loro capacità di rimborsare il debito", scrive l'esperto, che ricorda anche come la rischiosità creditizia di un'impresa a forte vocazione sostenibile risulti inferiore del 50% rispetto alla media. Un numero che influenzerà nei prossimi anni in maniera decisiva le decisioni delle banche in merito alla concessione o meno dei crediti richiesti dagli imprenditori. In questo senso, il mondo bancario svolgerà con ogni probabilità un ruolo decisivo nel sensibilizzare gli imprenditori, anche i più reticenti, a compiere un passo di importanza fondamentale sia per la propria azienda, sia per il futuro dell'ambiente e della società in cui vivono.

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  • PMI: quante sono realmente pronte alla rivoluzione ESG?

    Enel, Eni, Ferrari, Fs, Generali, Marcegaglia Steel, Pirelli, Poste Italiane, Unicredit, Webuild, ma anche le principali PMI globali dell'industria, della finanza, dei servizi: sono questi i protagonisti della classifica dei “200 leader della sostenibilità” realizzata annualmente dal Sole 24 Ore e dalla società di analisi Statista, che dimostra come né la pandemia né la guerra in corso abbiano invertito il cammino verso la sostenibilità attraverso obiettivi e iniziative concrete.

    Rispetto alla prima edizione, ora sono sempre di più le aziende e le PMI sostenibili e trasparenti

    Rispetto alla prima edizione risalente al 2021, il report fotografa ora una situazione in cui quasi tutte le grandi aziende e le principali PMI hanno intrapreso politiche di sostenibilità complete, trasparenti e con chiaro riferimento ai 17 obiettivi ONU di sviluppo sostenibile da raggiungere entro la fine del decennio. Elemento ancora più importante, in questo contesto, il fatto che molte delle aziende prese in esame abbiano cominciato a includere le performance ESG nei cosiddetti Rapporti di sostenibilità, o nelle Dichiarazioni non finanziarie allegate al bilancio o nei bilanci integrati.

    In questo senso, è importante sottolineare come la compliance normativa – ovvero l’obbligo di rendicontare le attività sostenibili – sia al momento obbligatoria solo per le grandi aziende. Sorprende in positivo, quindi, che le PMI più importanti a livello globale siano già impegnate da mesi a rendicontare le proprie iniziative in tal senso senza alcun intervento esterno: un’intuizione che potrebbe rivelarsi proficua sia nell’immediato, sia ancor più nel lungo periodo. Crisi di mercato dei prodotti e dei metodi di produzione tradizionali, richieste da parte dei clienti e dei consumatori e passaggio generazionale hanno indotto questo cambio, di mentalità ancor prima che di organizzazione.

    Quante sono le PMI davvero pronte ad abbracciare il cambiamento?

    Si pone, a questo punto, la domanda che né i report attuali né probabilmente quelli futuri riusciranno a risolvere: fino a che punto le PMI di ogni ordine e grado, escluse dai radar dei ricercatori o troppo impegnate a concentrarsi sul business per rispondere a questo tipo di sollecitazioni, hanno colto il vento del cambiamento e si stanno impegnando fin d’ora ad adeguarsi alla trasformazione in atto? Il report del Sole 24 Ore e di Statista, infatti, è solo l’ultimo segnale di quanto la sostenibilità sia diventata fondamentale nei rapporti con i clienti come con i fornitori, nelle relazioni con le comunità come con gli enti regolatori. Seguire l’esempio delle aziende “leader”, soprattutto di quelle simili per settore e dimensioni, diventa a questo punto una scelta strategica capace di assicurare la continuità della propria azienda nel lungo periodo: fino a che punto le “altre” PMI sono davvero pronte a farlo?

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  • Green New Deal: sostegni pubblici e finanza alternativa per le aziende

    Decarbonizzazione dell'economia, economia circolare, riduzione dell'uso della plastica, rigenerazione urbana, turismo sostenibile, mitigazione dei rischi del cambiamento climatico: sono questi i sei ambiti di intervento per industrie, agroindustrie, imprese artigiane e specializzate in servizi all'industria o centri di ricerca che possono fare domanda di incentivo per ottenere i contributi previsti dal decreto attuativo del cosiddetto "Green New Deal", anche se non mancano le opzioni a disposizione per ottenere forme di finanziamento alternative al credito bancario per le aziende impegnate in questi settori.

    750 milioni di euro in dote dal Fondo italiano per la ricerca e l’innovazione nella transizione ecologica

    Dopo oltre due anni di attesa, a partire dalla legge di bilancio 2020 del governo Conte II, è stato infatti firmato il decreto attuativo che fissa a 750 milioni la dote del fondo italiano per la ricerca e innovazione nei settori della transizione ecologica. Di questi, 600 milioni sono destinati alla concessione delle agevolazioni in forma di finanziamento agevolato - a valere sulle risorse del Fondo rotativo per il sostegno alle aziende della CDP - e 150 milioni in contributi a fondo perduto a valere sul Fondo crescita sostenibile, come riportato tra gli altri da un articolo del Sole 24 ore a firma di Carmine Fotina.

    I criteri di selezione per i progetti presentati dalle imprese che vogliono ottenere il sostegno del Fondo

    I progetti presentati dalle imprese nei sei settori dovranno avere spese e costi ammissibili tra i 30 e i 40 milioni, essere realizzati sul territorio nazionale e avere una durata compresa tra 12 e 36 mesi. Solo così, infatti, potranno accedere tramite la procedura a sportello, mentre per i progetti tra i 10 e 40 milioni è prevista la procedura negoziale, con ulteriori restrizioni per quelli superiori ai 15 e 20 milioni.

    L’importanza del sostegno alle PMI per incentivare la partecipazione alla “rivoluzione verde” in atto

    Da notare, in tutto questo, che oltre il 60% delle risorse nella fascia 3-10 milioni è stata riservata alle piccole e medie imprese e alle reti di imprese, e una sottoriserva del 25% alle micro e piccole imprese: un importo significativo che conferma come in questa fase di transizione verso la "rivoluzione verde" le policy governative siano impegnate a non lasciare nessuno indietro, offrendo al maggior numero possibile di aziende e operatori la possibilità di partecipare al cambiamento in atto.

    Il ruolo della finanza alternativa, complementare ai contributi pubblici e al credito tradizionale

    Infine, non va dimenticato che per le aziende attive sul fronte della sostenibilità sono previsti anche altri strumenti e canali di finanziamento non necessariamente legati all'intervento pubblico o all’iniziativa degli istituti di credito: noi di CashMe, in questo senso, ci siamo mossi per tempo e abbiamo da diversi mesi incentivato l'ingresso sulla nostra piattaforma di invoice trading di investitori istituzionali specializzati nel sostegno alle imprese che rispettano i criteri ESG, e che possono in questo modo ottenere più rapidamente e in maniera più flessibile liquidità dalla cessione pro-soluto dei propri crediti commerciali.

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  • PMI: l’importanza di comunicare meglio la sostenibilità

    Le PMI sono sempre più attente a comunicare la sostenibilità con l’obiettivo di rispondere alle richieste degli stakeholder ma anche di accedere a nuovi canali di finanziamento, come avviene su CashMe dove è attivo un investitore specializzato nell’acquisto pro soluto di crediti ESG-compliant.

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  • Invoice trading e ESG: su CashMe gli investitori sostengono le PMI sostenibili

    L'attenzione di CashMe nei confronti della sostenibilità delle aziende si conferma con la presenza di un investitore specializzato nell’acquisto di crediti commerciali ESG-compliant da parte delle PMI.

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  • Le PMI e la lunga rincorsa della sostenibilità

    Dalla sostenibilità come voce di costo alla sostenibilità come obiettivo di business: ecco come le PMI stanno affrontando questa lunga fase di trasformazione.

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