Chi siamo
Come funziona
Digital reverse
Vantaggi
Blog
030 8085393
Contattaci
Login
Registrati

Editoriali

Giulia de Vendictis: come il fintech può favorire la sostenibilità della supply chain finance


Intervista a Giulia De Vendictis, Public Funding & Grants Specialist di MET Development (MAIRE Group) e Certified Trade Finance Professional, sulle potenzialità della sostenibilità applicata alla supply chain e al supply chain finance e sul modo in cui il fintech può favorire lo sviluppo di quest’ultima.

Novembre 8, 2023

Alumna LUISS, mentore per Mentors4U e Certified Trade Finance Professional presso la International Chamber of Commerce (ICC),. Giulia De Vendictis ha una lunga e comprovata esperienza nell'ambito del trade finance, oltre ad essere Contributor per il blog “Econopoly - Il Sole24Ore” e una delle prime, in Italia, a fare divulgazione sulla sostenibilità applicata alla supply chain e alla supply chain finance. “La salute finanziaria di un’azienda va di pari passo con la sua sostenibilità ambientale, sociale e di governance: le imprese più strutturate e sostenibili possono incentivare il cambiamento sia nelle aziende capofiliera, sia nei loro fornitori, rendendo la stessa supply chain sostenibile” dichiara in occasione della nostra intervista.

Dottoressa De Vendictis, può dirci come è cambiato nel corso del tempo il concetto di supply chain e perché oggi si parla sempre più spesso di "sustainable supply chain"?

La supply chain, o catena di approvvigionamento fisica, è un termine che comprende in sé tutta la catena di merci e servizi che dal produttore giunge fino al consumatore finale, divenuta sempre più complessa in seguito all’affermarsi della globalizzazione e sempre più sensibile a choc geopolitici quali la pandemia o i conflitti regionali. La “sustainable supply chain” è, in questo senso, una supply chain progettata per rispettare i criteri ESG sia dal punto di vista dei clienti, sia dal punto di vista dei fornitori: l’attenzione ai fattori ambientali, sociali e di governance, infatti, consente all’azienda di crescere, prosperare e resistere ai cambiamenti, ottenendo anche migliori condizioni di finanziamento da banche e investitori istituzionali.

Vuole condividere con noi un esempio, in tal senso?

Essere sostenibili è un dovere dal punto di vista etico, ma anche finanziario, perché investitori, mercato e sistema bancario selezionano le imprese non più solo dal punto di vista delle performance di bilancio, ma anche in base al loro report di sostenibilità. In questo senso, un’impresa che sceglie di rivolgersi a fornitori di servizi che hanno deciso di adottare strumenti e processi in grado di ridurre le proprie emissioni GHG (n.d.r. vale a dire le emissioni indirette dovute alla produzione dell'elettricità, del vapore o del calore e in qualche modo riconducibili all’impresa stessa) può generare conseguenze positive sul calcolo totale delle emissioni di tutta la propria filiera e, di conseguenza, attrarre maggiori risorse da banche e investitori.

Che cosa può fare un'impresa per rendere più sostenibili i suoi fornitori?

Applicare la sostenibilità alla supply chain è un esercizio complesso che dipende, in larga misura, dal potere contrattuale delle parti. Un’azienda può cominciare innanzitutto a cambiare sé stessa, ottenendo per esempio certificazioni ISO o SA8000 e facendosi attribuire un rating ESG a partire dal quale individuare possibili aree di miglioramento. Dopo questo primo passo, di studio e di analisi rigorosa, diventa più semplice informarsi sulle pratiche di sostenibilità, i rating, le certificazioni, l'impegno assunto dai fornitori e decidere a quel punto di favorire o penalizzare questi ultimi in base al loro rating ESG e alla loro propensione verso la sostenibilità, anche facendo leva su strumenti di finanziamento innovativi e sull’accesso a programmi di sustainable supply chain finance.

Quali sono questi strumenti finanziari che possono favorire questo processo?

I prodotti di ottimizzazione del capitale circolante più utilizzati da acquirenti e fornitori sono il confirming, il factoring, il reverse factoring e lo sconto fatture, offerti ormai in maniera complementare da banche e fintech. Da notare, innanzitutto, come la digitalizzazione di questi servizi sia di per sé una pratica sostenibile, perché consente un notevole risparmio di carta rispetto al passato e permette di compensare la chiusura delle filiali e il trasferimento degli istituti di credito dal centro e dal sud del Paese. Questo cambiamento verso il trade finance “paper-less” ovviamente è stato accelerato dalla pandemia da Covid-19 e dal diffondersi del remote working e dello smart working. Nel caso del reverse factoring tradizionale e del digital reverse, in particolare, una grande impresa può oggi offrire ai propri fornitori la possibilità di cedere i crediti commerciali a condizioni di finanziamento più vantaggiose rispetto a quelle che gli stessi fornitori potrebbero ottenere presentandosi individualmente alle banche, senza la necessità di sottoscrivere direttamente linee di credito per factoring. La sostenibilità della supply chain, in questo senso, è una sostenibilità dalle molteplici facce: ambientale, sociale, ma anche finanziaria.

Che cosa manca perché il concetto di sustainable supply chain finance possa affermarsi del tutto?

Da un lato, come ho avuto occasione di approfondire in un mio precedente articolo, un cambio di mentalità degli imprenditori e dei manager, soprattutto quelli delle PMI, che non sono sempre convinti del fatto che la performance di un'impresa sia influenzata anche dalla sua sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Dall'altro, servono sempre più esperti nelle banche, come nelle fintech, capaci di comprendere i bisogni dei propri clienti e di rispondere a questi ultimi tramite una conoscenza delle pratiche, degli strumenti e delle normative maturata sia attraverso il proprio lavoro, sia tramite un'attività di formazione e aggiornamento costante. Strumenti come il digital reverse, in questo senso, possono essere un buon punto di partenza per promuovere l’innovazione e la digitalizzazione della propria filiera, in un'ottica win-win.



-->