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Cessione del credito

Tempi di pagamento: il cambio di passo in arrivo dall’Europa


Quali sono le principali novità che riguardano la nuova proposta di Regolamento europeo sui tempi di pagamento alle imprese in Europa e in Italia, e perché è importante seguirne i futuri sviluppi.

Dicembre 20, 2023

L'oggetto del contendere è la Direttiva 2011/11 EU (Late Payment Directive), ritenuta insufficiente e inadeguata dal punto di vista delle misure preventive e dei deterrenti contro la pratica - diffusa e trasversale, ma particolarmente nociva per la salute finanziaria delle PMI - dei pagamenti in ritardo.

Il futuro, per il momento solo allo stato di proposta, è quello di definire per legge un limite massimo di 30 giorni per i pagamenti di tutte le transazioni commerciali verso le aziende e la Pubblica Amministrazione, con l'aggiunta di un pagamento automatico degli interessi maturati, delle commissioni di compensazione, e misure di esecuzione e ricorso per tutelare le aziende, soprattutto le più fragili e di dimensioni minori.

La proposta di Regolamento, presentata dalla Commissione Ue, dovrebbe quindi prendere il posto della direttiva 2011 che prevedeva un'estensione di 60 giorni o più dei tempi di pagamento secondo l'ambigua formula del "gravemente ingiusto nei confronti del creditore". Una formulazione che ha portato molti debitori a prolungare oltre misura i tempi dei bonifici, soprattutto se in una posizione di forza contrattuale.

La prospettiva, secondo i calcoli della stessa Commissione riportati da Italia Oggi, è quella di aumentare fino allo 0,9% i flussi di cassa aggregati delle imprese nell'Ue per ogni giorno di riduzione dei ritardi dei tempi di pagamento, e un risparmio fino a 158 milioni di euro totali in termini di costi di finanziamento.
Eppure, come fa notare Vittorio Giustiniani, Responsabile Servizio Governo Societario di BPER Factor S.P.A nel suo articolo pubblicato recentemente su Fact & News, non è detto che la riduzione generalizzata dei termini di pagamento a 30 giorni sia davvero la "soluzione" definitiva al problema: non sempre le imprese di dimensioni maggiori pagano in ritardo per conseguire finanziamenti senza costi, non sempre la limitazione obbligatoria per legge porta effettivamente a una automatica riduzione dei ritardi.

Allo stesso modo, siamo d'accordo con quanto scrive il dottor Giustiniani in merito alla necessità di un emendamento della proposta di Regolamento che vieti le clausole sul divieto di cessione dei crediti: clausole che potrebbero andare a svantaggio delle parti contrattuali più deboli, che non potrebbero in questo modo ottenere liquidità immediata dalla cessione dei crediti commerciali tramite servizi di factoring e invoice trading, utili soprattutto quando l'azienda ceduta si mantiene in uno stato di solvibilità.

Tenendosi lontani dai facili entusiasmi, e in attesa dell'esito delle consultazioni dei prossimi mesi, è quindi importante monitorare da vicino l’esito dei negoziati e del testo di Regolamento finale: sia perché la proposta europea arriva in un momento cruciale caratterizzato da elevati costi di finanziamento e da un rallentamento della nostra economia, sia perché essa potrebbe imprimere innanzitutto una decisiva svolta culturale verso una cattiva pratica che ha penalizzato per anni le possibilità di sviluppo delle aziende in generale e delle PMI in particolare.



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