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Verso la “Sustainable Supply Chain Finance”: che cosa cambia per le aziende


In che modo la scelta di fornitori sostenibili può essere promossa dalle aziende attraverso meccanismi di incentivazione e premiazione e che cosa può fare il fintech, come quello specializzato in invoice trading e reverse factoring, per accelerare questo processo.

Maggio 29, 2023

La crisi pandemica, la guerra, la crescita dei costi delle materie prime, l'inflazione, le incertezze geopolitiche, ma anche la crescente pressione normativa, le richieste sempre più esigenti dei consumatori e degli investitori: è difficile oggi stimare con esattezza quali siano le cause esatte che hanno portato un numero crescente di aziende a prestare un'attenzione crescente al rispetto dei criteri ESG e il proprio impatto su ciascuno di essi, anche attraverso la scelta dei fornitori da impiegare nella realizzazione di prodotti e servizi.

Non sorprende quindi che, come ricordato anche da un articolo pubblicato sul blog Econopoly del Sole 24 Ore da Giulia De Vendictis, Public Funding & Grants Specialist di MET Devlopment (MAIRE Group), le imprese oggi siano attente non solo a farsi assegnare un rating ESG, ma anche assegnarne uno alle proprie controparti in qualità di capofiliera. In futuro, quindi, sarà sempre più abituale sentir parlare di "Sustainable Supply Chain" (SSC) per riferirsi a un modo sostenibile di concepire e strutturare le catene di approvvigionamento, e di “Sustainable Supply Chain Finance” nel favorire questa transizione.

L'analisi dei fornitori realizzata tramite i criteri ESG per vie interne o tramite information provider esterni è un aspetto critico da valutare, ma non è quello che ci interessa approfondire nello specifico in questo articolo. Quello che è importante sottolineare, infatti, è l'importanza crescente della sostenibilità non solo dal punto di vista dell'etica, ma anche dal punto di vista delle conseguenze per il fatturato di ogni singola azienda e delle sue reali capacità di mantenere rapporti di lavoro, contratti in essere, e di raccogliere finanziamenti sui mercati dei capitali o in quello bancario a condizioni più agevolate di altre.

La valutazione ESG dei fornitori non rappresenta, in questo senso, un punto di arrivo ma uno di partenza: in base al punteggio ottenuto, essi possono aspirare a ricevere forme diverse di finanziamento a condizioni migliori rispetto a coloro che hanno ricevuto un punteggio inferiore – ad esempio, nell’accesso a programmi di cessione dei crediti commerciali tramite reverse factoring stipulati dall’azienda capofiliera per favorire il pagamento anticipato delle fatture dei fornitori in deficit di liquidità - oppure essere del tutto esclusi da programmi di questo tipo in caso di un punteggio ampiamente insufficiente, con ovvie conseguenze negative in termini di competitività, costo dei finanziamenti e relazioni con l’azienda cliente.

Pur in un contesto difficile, determinato da una cultura aziendale ancora in procinto di evolversi e dalla difficoltà di ottenere valutazioni ESG basate su dati oggettivi e misurabili, resta un cambio di paradigma che si preannuncia come storico: in futuro, la scelta dei fornitori e l’accesso di questi ultimi ai diversi strumenti di supply chain finance non dipenderà più unicamente dalla qualità del lavoro svolto, dalla convenienza dei prezzi o da altri criteri tradizionalmente utilizzati, ma in misura crescente anche dall’impegno concreto e misurabile di questi ultimi sul fronte della sostenibilità, con meccanismi di incentivazione direttamente proporzionali ai risultati conseguiti e alla capacità di prepararsi per tempo al cambiamento in atto.

Noi di CashMe, in questo scenario, abbiamo da tempo incentivato l’ingresso di investitori istituzionali specializzati nell’acquisto di crediti commerciali ESG-compliant all’interno della nostra piattaforma digitale di invoice trading e digital reverse, e siamo consapevoli che il sostegno alla sostenibilità che possiamo dare in quanto esponenti della finanza alternativa è tanto necessario quanto importante per la diffusione di nuove pratiche sostenibili: tanto più, è il caso di aggiungere, se non saremo solo noi e pochi altri attori a fare un passo in questa direzione, ma se più in generale il settore del fintech saprà cogliere al volo l’opportunità di rispondere a un bisogno sempre più diffuso a tutti i livelli della società e del mondo dell’impresa.