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PMI, caro bollette e occupazione: che cosa dicono i dati


Confartigianato, Confcommercio, CGIA, Confesercenti: abbiamo raccolto a messo insieme per voi alcune delle più importanti previsioni dell’impatto del caro bollette sulle PMI e l’occupazione italiana.

Ottobre 6, 2022

In attesa che entri nel vivo il dibattito sul potenziale Energy Recovery Fund, che venga fissato un tetto al prezzo del gas, che i meccanismi e le regole di formazione del prezzo dell'elettricità vengano revisionati e i crediti d'imposta ulteriormente potenziati, resta l'amara realtà: sempre più piccole e medie imprese faticano a far quadrare i bilanci, a causa dell'impennata dei costi delle bollette.

Centinaia di migliaia di PMI a rischio per il caro bollette, milioni di posti di lavoro in bilico

Secondo Confartigianato sarebbero infatti 881 mila le piccole e medie imprese a rischio a causa del caro bollette, per un totale di 3,5 milioni di posti di lavoro potenzialmente in pericolo su un totale di 43 settori diversi. La regione più esposta è, a sorpresa, la Lombardia, con 139 mila aziende e 751 mila addetti a rischio, seguita da Veneto ed Emilia-Romagna.

Secondo Confcommercio, sarebbero oltre 120 mila le piccole e medie imprese del solo terziario a rischio, con una perdita potenziale di oltre 370 mila posti di lavoro (senza tener conto delle imprese più grandi). Ragionando in termini percentuali, inoltre, il totale delle PMI non in grado di pagare le bollette da qui al termine dell’anno potrebbe sfiorare il 30% del totale secondo le ultime analisi della Cgia di Mestre.

Un continuo “drenaggio” di risorse che va a intaccare la liquidità disponibile in cassa

Di tutte le ricerche disponibili, quella che fotografa con più lucidità la realtà ci sembra essere tuttavia quella di Confesercenti. Secondo quest’ultima, relativa alle sole imprese del commercio e del turismo ma valida anche per molti altri settori, la spesa che le aziende di settore dovranno sostenere nel 2022 a causa del caro energia sarà pari a 15 miliardi di euro rispetto agli 1,7 miliardi raggiunti nel non lontano 2019.

Un vero e proprio “drenaggio” di risorse che va a intaccare la liquidità disponibile in cassa, con conseguenza finora inimmaginabili per via di un possibile “effetto domino” verso famiglie, imprese, occupazione e consumi. Un’emergenza che attende da diverse settimane l’arrivo di una delle tante soluzioni fin qui prospettate, nella speranza che la combinazione di più di una di esse possa offrire alle aziende oggi in difficoltà un’opportunità per oltrepassare il momento più difficile e guardare con ottimismo al futuro.