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Liquidità: le imprese tra prestiti “garantiti” e strumenti alternativi


Sono numerose le imprese che, pur vedendo calare il proprio fatturato, non hanno richiesto sostegno pubblico per la liquidità e il credito: tra queste ci sono anche i clienti delle piattaforme di invoice trading.

Dicembre 15, 2020


Secondo l’ultimo report presentato questa settimana dall’Istat ben il 68% delle aziende italiane ha subito un calo di fatturato nella seconda metà del 2020 (da giugno a ottobre). Beni alimentari, di investimento, servizi ricettivi e commercio sono solo alcuni dei settori maggiormente colpiti dalla crisi economica innescata dalla pandemia tuttora in corso. In media, il 45,6% delle azienda ha subito cali di fatturato fino al 50% del totale.

Quasi un’impresa su due accusa un calo di fatturato fino al 50% del totale


Nel dettaglio, le imprese delle costruzioni sembrano in recupero rispetto al primo lockdown (38,3% quelle con fatturato stabile o in crescita rispetto al 14,4% di marzo-aprile), mentre la flessione del fatturato si fa via via più mercata nell’ambito dei già citati beni alimentari (50,8% delle imprese registrano una flessione fino al 50% del totale), dei beni di investimento (49,2% del totale), dei servizi ricettivi (43,5%) e commercio (42,3%).

A livello territoriale si notano rilevanti disparità: provincia autonoma di Trento, Veneto e Abruzzo sono i territori in cui la percentuale di aziende in crescita dal punto di vista delle vendite supera la media nazionale, mentre le aziende di Lazio, Sicilia, Campania e Calabria sono le regioni in cui la flessione di fatturato superiore al 50% colpisce in percentuale il maggior numero di aziende esaminate (17.18% del totale).

Solo quattro imprese su dieci hanno richiesto il sostegno pubblico


Rispetto al totale delle imprese in flessione, tuttavia, secondo l’Istat meno del 40% di queste ultime ha chiesto prestiti assistiti e alla base della richiesta vi è quasi sempre il finanziamento dell’attività corrente dell’impresa. Pur in una situazione tuttora difficile, infatti, non sono poche le aziende che non sono riuscite a ottenere un credito garantito dallo Stato, o che non hanno avuto bisogno di richiederlo.

I motivi di questo mancato ricorso alla disponibilità di credito “garantito” sono diversi e non disponiamo ancora dei dati sufficienti per interpretarlo correttamente: da parte nostra, è importante sottolineare la crescita del ricorso a strumenti di finanza alternativa, che offrono alle aziende uno strumento complementare al credito bancario (per quanto “garantito” esso possa essere in questo momento).

L’invoice trading come strumento alternativo al credito, anche a quello “garantito”


La cessione dei crediti commerciali, infatti, avviene oggi secondo modalità diverse rispetto al passato: nella forma pro-soluto, adottata da CashMe, l’azienda cede i propri crediti commerciali non scaduti senza che avvenga nessuna segnalazione in centrale rischi e può finanziare il proprio capitale circolante riducendo l’esposizione verso le banche e il rapporto “accordato/utilizzato”, al punto da poter migliorare la propria bancabilità.

Nel corso degli ultimi dodici mesi, infine, i volumi di finanziamenti al capitale circolante delle imprese transati attraverso piattaforme di invoice trading come CashMe hanno superato abbondantemente il miliardo di euro: un risultato importante, che dimostra la soddisfazione da parte delle aziende e il ruolo di questo settore nel favorire la resilienza delle piccole e medie imprese italiane.