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Editoriali

Federica Baiocchi, EY: i trend del fintech per il 2023 all’insegna della complementarietà con le banche


Intervista a Federica Baiocchi, responsabile del team innovation & fintech di EY e tra le autrici della ricerca "Fintech Waves" realizzata in collaborazione con il "Fintech District": "gli imprenditori italiani? Sono sempre più abituati a servirsi di servizi fintech in maniera complementare rispetto al rapporto con la propria banca di fiducia".

Febbraio 23, 2023

Laureata in ingegneria informatica, dopo un'esperienza nell'ambito della cybersecurity dei grandi istituti finanziari Federica Baiocchi dal 2022 è a capo del team innovation & fintech di EY, specializzato in attività di ricerca, consulenza e formazione in merito ai trend innovativi del mondo dei servizi finanziari. "Banche e fintech parlano ancora un linguaggio diverso ma condividono sempre più spesso il medesimo obiettivo - afferma nel corso dell'intervista per il nostro blog - Il loro scopo è quello di creare prodotti e servizi sempre più di valore, digitali, intuitivi e realizzati su misura per i propri clienti".

Dottoressa Baiocchi, quali sono ad oggi le principali tendenze in atto nel settore fintech a livello globale?

Pagamenti, embedded finance e fintech for good sono oggi i principali trend di settore: se da un lato i pagamenti digitali sono il trend più facile da cogliere in virtù della diffusione dei nuovi strumenti di pagamento nella vita quotidiana, quello dell'embedded finance è per lo più invisibile per l'utente finale, caratterizzato dall'integrazione di prodotti e servizi finanziari all'interno dell'esperienza di un brand non finanziario. Infine, il trend del "fintech for good" è destinato a ricoprire un ruolo significativo nell'adozione e nel rispetto dei criteri ESG e degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'ONU, favorendo l'inclusione finanziaria e l'investimento in realtà sostenibili.

Rispetto allo scenario internazionale, quali sono le caratteristiche peculiari del settore Fintech italiano?

Pur non avendo ancora raggiunto la massa critica di volumi di investimento rispetto ad altri ecosistemi più evoluti, l’ecosistema fintech italiano nel 2022 ha superato il miliardo di fondi raccolti, è andato incontro a un'importante evoluzione grazie a una velocità di raccolta di capitali quasi doppia rispetto a quella europea ed è diventato il principale settore di investimento dei venture capital nell'anno appena trascorso. Nel nostro studio Fintech Waves 2023, realizzato in collaborazione con il Fintech District, è evidente il sorpasso delle startup in fase di "early growth" rispetto alle "early stage" e la maggiore predisposizione degli imprenditori a cercare investitori italiani e internazionali, anziché ricorrere alle proprie limitate disponibilità personali.

Quali sono le prospettive da qui ai prossimi mesi?

Il supporto garantito dal MISE attraverso CDP Venture Capital, gli investimenti del PNRR e la crescente attrattività verso i venture capital internazionali consentiranno di valorizzare il talento e le competenze dei nostri imprenditori, anche grazie a un drastico ridimensionamento dei costi di costituzione di nuove imprese e in particolare delle Srl. Tra i settori con più alto potenziale di crescita in Italia possiamo citare i servizi finanziari dedicati alle PMI (digital lending e non solo), l’insurtech, il techfin, il mondo payments, mentre gli investitori saranno sempre più selettivi e tenderanno a valorizzare le realtà in grado di proporre modelli di business sostenibili e profittevoli già nel medio periodo, specialmente in uno scenario globale così incerto come quello che stiamo attraversando.

Qual è il livello di consapevolezza del fintech B2B da parte degli imprenditori, invece, soprattutto dei titolari di PMI?

I dati dell'Osservatorio del Politecnico e l'EY SME Survey sono concordi su un punto: il livello di consapevolezza rimane basso, soprattutto tra le microimprese più portate di altre ad affidarsi a una sola banca e a non dotarsi delle coperture assicurative al di fuori di quelle obbligatorie. Eppure, nonostante questa perdurante dipendenza nei confronti di un singolo istituto di credito notiamo come sempre più spesso il fintech venga utilizzato in aggiunta ai canali tradizionali per rispondere a una specifica esigenza dettata dal tempo, dalla comodità, dalla flessibilità richiesta in un determinato momento. Il fintech, e soprattutto il settore della finanza alternativa grazie alla tecnologia e al digitale, sta diventando per molti imprenditori un servizio complementare rispetto a quello bancario.

Quali sono i fattori che determineranno il successo, da qui ai prossimi anni?

La capacità di trovare modelli efficaci di collaborazione con le banche da parte delle fintech e la fiducia degli istituti finanziari nei confronti delle startup più innovative, con l'obiettivo di mettere a fattor comune la base clienti e le capacità tecnologiche e di innovazione. Non è un percorso facile, né scontato, soprattutto in un Paese già ampiamente bancarizzato come il nostro, almeno per quanto riguarda i segmenti classici a cui si rivolgono i servizi finanziari, sia corporate che retail. Eppure, anche in questo caso, il nostro osservatorio di ricerca ha il privilegio di assistere a quella che ci piace definire una "fintechizzazione" del mondo bancario, dove le app, i siti web, ma anche la mentalità e i servizi offerti sono sempre più simili a quelle delle fintech. Al tempo stesso, le fintech stanno sempre più scoprendo la possibilità di servire nicchie di mercato non raggiunte dalle banche, come le stesse PMI e micro-imprese dove poter proporre soluzioni ad hoc.

Quali sono, in questo contesto, le prospettive del settore invoice trading?

L'invoice trading è proprio un esempio di come i nuovi player possano presidiare con successo nicchie di mercato non servite dalle banche, consentendo alle PMI di ottenere liquidità senza indebitarsi e senza segnalazioni in Centrale Rischi, rispondendo a un'esigenza di velocità che abbiamo identificato come prioritaria nella nostra EY SME Survey. In particolare, emerge come alcune aziende siano disposte a pagare di più per evitare i tempi di attesa e le rigidità del sistema bancario: la prospettiva, anche in questo caso, è quella di una convivenza tra banche e fintech, profittevole per entrambe e soprattutto per il cliente finale.