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Ritardo nei pagamenti: a rischio la sopravvivenza di un terzo delle PMI
Secondo i risultati dell’European Payment Report elaborato da Intrum Justita oltre un terzo delle piccole e medie imprese europee potrebbero andare incontro alla chiusura a causa del ritardo nei pagamenti, mentre un quarto di esse potrebbe vedersi costretta a licenziare una parte del personale. Non va meglio la situazione nel nostro Paese.
Eliminare il ritardo nei pagamenti in Italia e in Europa potrebbe portare alla creazione di 7,7 milioni di posti di lavoro nelle piccole e medie imprese in tutto il continente.
È questa una delle conclusioni più significative dell’European Payment Report elaborato da Intrum Justitia sulla base di una ricerca condotta su 9.440 aziende in 29 Paesi europei, tra febbraio e aprile 2016.
Il ritardo nei pagamenti è ovunque fonte di instabilità economica, insicurezza, riduzione dei posti di lavoro attuali e potenziali.
Un terzo delle piccole e medie imprese europee ritiene che il ritardo nei pagamenti potrebbe mettere a rischio la loro stessa sopravvivenza, mentre un quarto sta valutando l’ipotesi di licenziare una parte del personale se la situazione non dovesse migliorare nel breve periodo.
Le conseguenze del ritardo dei pagamenti per le PMI europee (Fonte: European Payment Report)
Nel dettaglio, in Italia il ritardo nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione può superare talvolta i quattro mesi (il dato è una media), contro gli 80 giorni di ritardo da parte dei clienti delle imprese operanti nel B2B e i 37 di quelle attive nel B2C.
In Italia come nel resto d’Europa il ritardo dei pagamenti sembra derivare da un’intenzionale volontà da parte delle grandi aziende, dotate di potere contrattuale maggiore, di allungare i tempi di pagamento delle fatture delle piccole e medie imprese, sfruttando la relativa debolezza di queste ultime per ottimizzare la propria gestione della liquidità.
Il 42% delle PMI europee ha ricevuto infatti almeno una richiesta di dilazionare le scadenze di pagamento oltre quanto inizialmente stabilito e oltre le scadenze ritenute accettabili. Nella maggioranza dei casi, questa richiesta è arrivata da una multinazionale, di cui le PMI erano fornitori.
Secondo l’European Payment Report solo il 28% delle PMI si avvale di strumenti di tutela o compensazione del rischio nei confronti dei cattivi pagatori, rispetto al 10% delle grandi aziende. Ignoranza o semplice diffidenza, che trovano una conferma nel fatto che solo il 28% delle PMI europee è a conoscenza dell’esistenza della direttiva europea sul ritardo nei pagamenti.
“Costringere le piccole e medie imprese ad accettare pagamenti dilazionati nel tempo è contrario agli interessi di lungo periodo delle aziende maggiori – conclude Mikael Ericsson, CEO di Intrum Justititia - La scelta di definire tempistiche adeguate per i pagamenti dei fornitori dovrebbe rientrare nell’agenda del management e dovrebbe far parte della strategia di sostenibilità delle aziende stesse”