Chi siamo
Come funziona
Digital reverse
Vantaggi
Blog
030 8085393
Contattaci
Login
Registrati

Ricerca

Tag: fintech
  • Fintech o banche? Le startup di lending resistono (meglio) all’aumento dei tassi

    Oltre due miliardi di euro di nuovi finanziamenti erogati dalle fintech alle micro, piccole e medie imprese da gennaio a giugno del 2023, pur in un contesto di tassi crescenti e con un credit crunch ufficialmente cominciato. È questo lo scenario tracciato dal report di ItaliaFintech, l’associazione che raccoglie i principali player del settore e che dimostra come le startup specializzate in prestiti alle aziende abbiano ridotto i finanziamenti in misura minore rispetto alla contestuale riduzione operata delle banche.

    Le fintech italiane hanno erogato oltre 12 miliardi di euro di finanziamenti dal 2019

    Pur in uno scenario di persistente difficoltà generato dall’aumento dei tassi e dal venire meno di molte delle garanzie pubbliche inizialmente previste, quindi, le fintech italiane non sono venute meno al loro ruolo di strumenti alternativi e complementari al sistema bancario: vuoi per la minore regolamentazione, vuoi per la maggiore disponibilità e velocità di erogazione dei servizi, gli operatori nazionali sono stati in grado di erogare oltre due miliardi di euro di finanziamenti nei primi sei mesi di quest’anno, dopo gli oltre 4,5 miliardi erogati nel 2022 e con una contrazione inferiore rispetto a quella riscontrata nel canale bancario, come riportato dal Corriere della Sera in occasione della pubblicazione del report di Italia Fintech.

    Se ad agosto 2023 l’erogato del sistema bancario assistito da garanzie pubbliche ha registrato un decremento del 28%, infatti, l’erogato del fintech anno su anno ha registrato un calo “solo” del 14%, offrendo a molti clienti la possibilità di un atterraggio più “morbido” dopo anni di abbondante liquidità. Il dato appare ancora più rilevante se si pensa, infine, che dal 2019 le startup fintech italiane sono state in grado di erogare più di 12 miliardi di euro nei confronti di più di 30 mila imprese, confermandosi un supporto determinante a fronte del ritirarsi degli istituti maggiori da territori e settori un tempo di loro esclusiva competenza, soprattutto nei confronti delle aziende di dimensioni minori.

    Il punto di vista di un operatore di invoice trading online

    Dal nostro punto di vista, in qualità di operatori specializzati nell’invoice trading online, i dati di Italia Fintech confermano una tendenza di fondo ormai consolidata da anni: quello del fintech come strumento complementare al settore bancario, capace non tanto di sostituirsi in toto agli istituti di credito tradizionali quanto di fornire agli imprenditori maggiori opzioni disponibili per finanziarie il capitale circolante della propria azienda, contenere l’indebitamento e azzerare il rischio di dipendere interamente da un’unica fonte di finanziamento. Soprattutto, in tempi in cui il credito non è più a buon mercato.

    Leggi l'articolo

  • Fintech: nel 2023 gli investitori si concentrano sul B2B

    Non è una caratteristica del solo segmento fintech, e non è neppure una novità delle ultime settimane, ma lo è per le dimensioni e il cambio di paradigma che potrebbe innescare: secondo i dati di Pitchbook, analizzati da Morningstar, gli investimenti nel fintech "retail" B2C potrebbero essere entrati in una fase prolungata di contrazione a vantaggio degli investimenti nel fintech B2B, quello meno esposto ai cambiamenti delle abitudini dei consumatori.

    Le startup che hanno infatti raggiunto la maggiore visibilità negli ultimi anni, attive nel mondo dei servizi ai consumatori finali per quanto riguarda i servizi di pagamento, di risparmio, di investimento e di trasferimento del denaro tra utenti, potrebbero andare incontro a una severa selezione naturale sull'onda lunga del rialzo dei tassi di interesse e della crisi di intermediari quali Silicon Valley Bank, punto di riferimento per le startup di questo settore.

    Al contrario, il mondo del fintech B2B sembra essere entrato in una interessante fase di ascesa, in virtù di una maggiore predisposizione degli investitori a finanziare imprese dai fondamentali solidi o che comunque ambiscono a rivolgersi a una platea potenzialmente globale di clienti interessati a trovare soluzioni alternative a quelle offerte dalle banche, in mercati già preesistenti e aperti all'ingresso di nuovi player più convenienti, economici o semplicemente più evoluti degli operatori tradizionali.

    Non sorprende, in questo senso, che i dati di Pitchbook riportino un 79,7% totale di investimenti rivolti al settore Business-to-Business sul totale degli investimenti dedicati al settore nel corso del 2023, in netta crescita dal 62,2% dell'anno precedente. Il mercato relativamente contenuto in termini di numerosità delle aziende, l'attenzione alla profittabilità di breve periodo delle aziende stesse da parte degli investitori, la spinta da parte delle autorità globali nei confronti di una maggiore innovazione nel settore sono tutti criteri che possono alla lunga influire su una crescita ancor più sostenuta di quanto vista finora.

    Se da un lato, come fa notare anche MorningStar, rimane critica la situazione di molte fintech che hanno ambito - forse un po' troppo presto - a sostituirsi in toto alle banche, diventando istituti finanziari a loro volte, le prospettive sembrano essere decisamente più confortanti e ottimistiche per quelle aziende - come quelle attive nel settore dell'invoice trading online - che ambiscono a fornire soluzioni alternative o ancor meglio complementari ai player tradizionali, senza tuttavia abbandonare il proprio status di aziende tecnologiche ancor prima che finanziarie. Un’ipotesi, quest’ultima, già confermata da alcuni casi di successo, e che i dati dei prossimi mesi potranno ulteriormente mettere alla prova.

    Leggi l'articolo

  • Come corre il fintech italiano: i dati dell’Osservatorio PwC

    882 milioni di euro di valorizzazione nel solo 2022, con un aumento del 240% anno su anno degli investimenti di venture capital: è la straordinaria performance fatta registrare dal fintech italiano secondo il quinto Osservatorio Fintech PwC pubblicato in questi giorni, che individua nella collaborazione e sinergia tra startup e istituti finanziari tradizionali uno dei principali motivi di questa crescita così significativa.

    Da notare, in ogni caso, come gli investimenti in startup fintech siano sempre più legati a pochi, significativi round, con il 91% del valore complessivo investito che ha interessato operazioni superiori al valore di 25 milioni di euro. Milano, in questo scenario, si conferma quale capitale incontrastata del fintech italiano, con il 54% delle aziende a livello nazionale e il 70% degli investimenti.

    Se da un lato interi settori come l'asset management, il trading e l'open banking sembrano essere ancora fermi a una fase iniziale di sviluppo, il mondo dei pagamenti digitali, del lending e dell'insurtech sembrano andare incontro a una seconda giovinezza in virtù di un crescente interesse da parte dei player tradizionali nello sfruttare una fonte di innovazione apparentemente inesauribile e caratterizzata da una molteplicità di soggetti con cui stringere accordi di partnership e collaborazione.

    In particolare il settore del lending fintech ha fatto registrare una crescita del 49% nei soli primi sei mesi dell'anno, raggiungendo i 2 miliardi di euro per quanto riguarda la liquidità erogata verso le imprese di piccole e medie dimensioni, tradizionalmente ignorate o sottoservite dagli operatori tradizionali e sempre meno sostenute dai generosi interventi pubblici in fase di pandemia.

    Se nell’insieme il fintech è ancora un settore marginale rispetto ai grandi volumi intermediati da banche e società di factor, nondimeno il suo ruolo sistemico diventa sempre più importante come dimostrano i numeri dello stesso Osservatorio PwC: sia come strumento di innovazione per le banche in uno scenario di crescente collaborazione tra incumbent e startup, sia come strumento alternativo rispetto al credito bancario ma capace al tempo stesso di migliorare il rating delle PMI che ne fanno uso (come avviene nel caso dell’invoice trading con la cessione pro-soluto delle fatture in cambio di liquidità) incrementando di conseguenza la capacità di accesso al credito, la solvibilità delle aziende e la resilienza dell’intero sistema.

    Leggi l'articolo

  • Federica Baiocchi, EY: i trend del fintech per il 2023 all’insegna della complementarietà con le banche

    Laureata in ingegneria informatica, dopo un'esperienza nell'ambito della cybersecurity dei grandi istituti finanziari Federica Baiocchi dal 2022 è a capo del team innovation & fintech di EY, specializzato in attività di ricerca, consulenza e formazione in merito ai trend innovativi del mondo dei servizi finanziari. "Banche e fintech parlano ancora un linguaggio diverso ma condividono sempre più spesso il medesimo obiettivo - afferma nel corso dell'intervista per il nostro blog - Il loro scopo è quello di creare prodotti e servizi sempre più di valore, digitali, intuitivi e realizzati su misura per i propri clienti".

    Dottoressa Baiocchi, quali sono ad oggi le principali tendenze in atto nel settore fintech a livello globale?

    Pagamenti, embedded finance e fintech for good sono oggi i principali trend di settore: se da un lato i pagamenti digitali sono il trend più facile da cogliere in virtù della diffusione dei nuovi strumenti di pagamento nella vita quotidiana, quello dell'embedded finance è per lo più invisibile per l'utente finale, caratterizzato dall'integrazione di prodotti e servizi finanziari all'interno dell'esperienza di un brand non finanziario. Infine, il trend del "fintech for good" è destinato a ricoprire un ruolo significativo nell'adozione e nel rispetto dei criteri ESG e degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'ONU, favorendo l'inclusione finanziaria e l'investimento in realtà sostenibili.

    Rispetto allo scenario internazionale, quali sono le caratteristiche peculiari del settore Fintech italiano?

    Pur non avendo ancora raggiunto la massa critica di volumi di investimento rispetto ad altri ecosistemi più evoluti, l’ecosistema fintech italiano nel 2022 ha superato il miliardo di fondi raccolti, è andato incontro a un'importante evoluzione grazie a una velocità di raccolta di capitali quasi doppia rispetto a quella europea ed è diventato il principale settore di investimento dei venture capital nell'anno appena trascorso. Nel nostro studio Fintech Waves 2023, realizzato in collaborazione con il Fintech District, è evidente il sorpasso delle startup in fase di "early growth" rispetto alle "early stage" e la maggiore predisposizione degli imprenditori a cercare investitori italiani e internazionali, anziché ricorrere alle proprie limitate disponibilità personali.

    Quali sono le prospettive da qui ai prossimi mesi?

    Il supporto garantito dal MISE attraverso CDP Venture Capital, gli investimenti del PNRR e la crescente attrattività verso i venture capital internazionali consentiranno di valorizzare il talento e le competenze dei nostri imprenditori, anche grazie a un drastico ridimensionamento dei costi di costituzione di nuove imprese e in particolare delle Srl. Tra i settori con più alto potenziale di crescita in Italia possiamo citare i servizi finanziari dedicati alle PMI (digital lending e non solo), l’insurtech, il techfin, il mondo payments, mentre gli investitori saranno sempre più selettivi e tenderanno a valorizzare le realtà in grado di proporre modelli di business sostenibili e profittevoli già nel medio periodo, specialmente in uno scenario globale così incerto come quello che stiamo attraversando.

    Qual è il livello di consapevolezza del fintech B2B da parte degli imprenditori, invece, soprattutto dei titolari di PMI?

    I dati dell'Osservatorio del Politecnico e l'EY SME Survey sono concordi su un punto: il livello di consapevolezza rimane basso, soprattutto tra le microimprese più portate di altre ad affidarsi a una sola banca e a non dotarsi delle coperture assicurative al di fuori di quelle obbligatorie. Eppure, nonostante questa perdurante dipendenza nei confronti di un singolo istituto di credito notiamo come sempre più spesso il fintech venga utilizzato in aggiunta ai canali tradizionali per rispondere a una specifica esigenza dettata dal tempo, dalla comodità, dalla flessibilità richiesta in un determinato momento. Il fintech, e soprattutto il settore della finanza alternativa grazie alla tecnologia e al digitale, sta diventando per molti imprenditori un servizio complementare rispetto a quello bancario.

    Quali sono i fattori che determineranno il successo, da qui ai prossimi anni?

    La capacità di trovare modelli efficaci di collaborazione con le banche da parte delle fintech e la fiducia degli istituti finanziari nei confronti delle startup più innovative, con l'obiettivo di mettere a fattor comune la base clienti e le capacità tecnologiche e di innovazione. Non è un percorso facile, né scontato, soprattutto in un Paese già ampiamente bancarizzato come il nostro, almeno per quanto riguarda i segmenti classici a cui si rivolgono i servizi finanziari, sia corporate che retail. Eppure, anche in questo caso, il nostro osservatorio di ricerca ha il privilegio di assistere a quella che ci piace definire una "fintechizzazione" del mondo bancario, dove le app, i siti web, ma anche la mentalità e i servizi offerti sono sempre più simili a quelle delle fintech. Al tempo stesso, le fintech stanno sempre più scoprendo la possibilità di servire nicchie di mercato non raggiunte dalle banche, come le stesse PMI e micro-imprese dove poter proporre soluzioni ad hoc.

    Quali sono, in questo contesto, le prospettive del settore invoice trading?

    L'invoice trading è proprio un esempio di come i nuovi player possano presidiare con successo nicchie di mercato non servite dalle banche, consentendo alle PMI di ottenere liquidità senza indebitarsi e senza segnalazioni in Centrale Rischi, rispondendo a un'esigenza di velocità che abbiamo identificato come prioritaria nella nostra EY SME Survey. In particolare, emerge come alcune aziende siano disposte a pagare di più per evitare i tempi di attesa e le rigidità del sistema bancario: la prospettiva, anche in questo caso, è quella di una convivenza tra banche e fintech, profittevole per entrambe e soprattutto per il cliente finale.

    Leggi l'articolo

  • Fintech in Italia: i clienti sono pronti, gli investitori non ancora

    Poco più di 30 aziende su un totale di 630 mappate: è questo il numero di startup e scaleup fintech e insurtech che hanno raccolto il 90% del totale degli investimenti disponibili nel settore, secondo l'ultimo Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano. Su un totale di 900 milioni di euro di funding (un dato leggermente diverso rispetto a quanto emerso in altre ricerche) oltre 800 milioni di euro sono stati infatti destinati a poco più di 30 startup e scaleup complessive

    Il dato è tanto più sorprendente quanto più esso viene confrontato con altri numeri che dimostrano uno stato di salute in crescita anno su anno del settore: circa 30 nuove startup sono state costituite solo negli ultimi 12 mesi, mentre i ricavi mediani per startup e scaleup previsti entro la fine del 2022 potrebbero raddoppiare quelli del 2021, anche se non si generano ancora stabilmente EBITDA e flussi di cassa positivi.

    Se gli investitori sembrano ancora restii a sostenere la crescita del settore fintech, la stessa cosa non avviene per i clienti finali: a fronte della chiusura di un numero crescente di filiali, la percentuale di consumatori disposti a utilizzare solo strumenti digitali e quella che già oggi non fruisce di alcun servizio in filiale supera il 55%, segno di una crescente predisposizione - + 6% anno su anno - all'utilizzo di servizi disintermediati che banche e fintech sono oggi in grado di offrire in maniera complementare.

    Interessante, in questo contesto, sapere che l'online non è più un canale destinato solo all'erogazione di servizi "semplici" e tra loro separati: sempre più clienti optano per un'offerta bancaria interamente digitale, con una percentuale che raddoppia nel caso dei più giovani. Un dato relativo al mercato retail, ma che contribuisce a rafforzare a diffondere nuove abitudini di utilizzo dei servizi finanziari anche al di fuori della sfera privata, con imprenditori, CFO e manager sempre più disposti e abituati a servirsi di servizi finanziari digitali e fintech anche nel contesto della propria attività professionale.

    Leggi l'articolo

  • Fintech: investimenti e intermediato in Italia, i numeri più aggiornati

    50 miliardi di euro contro 140: a tanto ammonta il calo degli investimenti nel fintech nel mondo secondo i dati di CB Insights per i primi sei mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, un calo marcato che non sembra al momento conoscere segnali di netta inversione di tendenza. Ma, come sempre accade quando si tratta di tecnologia e innovazione, c'è sempre un distinguo da fare: l'Italia, ecosistema fintech florido per qualità e quantità di startup ma non ancora in termini di volumi, sembra andare in decisa controtendenza rispetto al resto del mondo.

    La notizia, ripresa da molti quotidiani tra cui il bell'articolo di Stefania Pevararo su Milano Finanza, parte dai dati di Dealroom secondo cui i round più grandi al mondo raccolti nel terzo trimestre da scaleup fintech sono stati esclusivamente di matrice europea: dalla insurtech tedesca Wefox, da 400 milioni di dollari, ai 320 milioni raccolti dall'app italiana Satispay. In questo senso, le statistiche italiane hanno conosciuto un vero e proprio boom come riconosciuto dallo stesso BeBeez Private Data, con oltre un miliardo di euro raccolti nei primi 9 mesi dell'anno, anche grazie al round di oltre 350 milioni fatto segnare da Scalapay.

    Fatte le doverose premesse, e nonostante la forte concentrazione di investimenti su Scalapay e Satispay, l'ecosistema italiano registra un livello di salute degli investimenti fintech come mai era stato raggiunto prima d'ora: dai 247 milioni del 2020, agli oltre 900 milioni di euro del 2021, fino a superare il miliardo di euro nei primi tre trimestri dell'anno corrente. Se si vanno a vedere nel dettaglio i dati di BeBeez, inoltre, si scopre come la parte di venture debt porti ad aumentare ulteriormente il totale complessivo.

    Fin qui, la parte sugli investimenti. Nella realtà quotidiana, infine, ci sarebbe ancora molto da aggiungere sui volumi intermediati dalle piattaforme fintech di lending, capaci di assicurare un importante sostegno alle piccole e medie imprese in maniera complementare a quello delle istituzioni finanziarie tradizionali: sempre secondo i dati di BeBeez citati da MilanoFinanza il volume totale di intermediato nel corso del 2021 ha raggiunto i 3,5 miliardi di Euro, di cui 3,3 miliardi nel lending e 172 milioni nell'equity crowdfunding, rispetto ai 2,8 miliardi di euro dell'intero 2020.

    Numeri che potrebbero risultare ancora maggiori alla fine di questo anno, e che denotano lo stato di salute di un settore che ha ancora ampio margine di crescita e consolidamento.

    Leggi l'articolo

  • Supply Chain Finance e Fintech: intervista ad Antonella Moretto, direttrice dell’Osservatorio del Politecnico

    Direttrice dell'Osservatorio Supply Chain Finance, professoressa del corso di laurea magistrale in Supplier Relationship Management, con esperienza anche in una nota società di consulenza: la carriera di Antonella Moretto si può descrivere come quella di una vera e propria "figlia del Politecnico di Milano", dove ha trascorso tutto il periodo di studi in ingegneria gestionale e al quale ha dedicato la maggior parte della sua attività nell'ambito dell'insegnamento e della ricerca. "Dopo un periodo nel settore della consulenza, sono tornata al Politecnico come ricercatrice sui temi della Supply Chain Finance e come membro del team di ricerca dell'Osservatorio allora appena creato - racconta durante la nostra intervista - prima di diventarne co-direttrice e guidarlo fino al raggiungimento dei suoi primi dieci anni di attività nel 2022".

    Professoressa Moretto, quali sono stati secondo lei i principali cambiamenti nel mercato delle soluzioni di supply chain finance prima e dopo lo scoppio della pandemia?

    Rispetto alla crisi del decennio scorso, quando l'aumento indiscriminato dei tempi di pagamento da parte delle aziende capofiliera aveva messo in grave difficoltà i fornitori di queste ultime, i primi mesi di lockdown hanno reso evidente quanto fosse cresciuta la consapevolezza in termini di supply chain finance e la popolarità delle soluzioni innovative da parte di tutti gli operatori economici di ogni dimensione e settore. Una consapevolezza, quest’ultima, che ha consentito alle imprese capofiliera e ai fornitori di utilizzare in maniera sinergica le diverse soluzioni disponibili: dynamic discounting, confirming e inventory finance hanno raggiunto i maggiori tassi di crescita non a caso proprio nell’ultimo biennio.

    Qual è stato il motivo del successo di queste e di altre soluzioni innovative?

    Aziende capofiliera, aziende fintech e commercialisti hanno ricoperto un ruolo fondamentale in termini di educazione, formazione e convincimento degli imprenditori, basandosi su numeri ed esempi concreti. Inoltre, rispetto agli anni precedenti è aumentata la facilità d'uso delle tecnologie digitali e la pervasività di queste ultime in tutti i settori di operatività dell'impresa. Per quanto riguarda le singole soluzioni, infine, è importante ricordare come il punto di forza del dynamic discounting sia la possibilità di operare senza un operatore finanziario, e per il confirming la maggiore discrezionalità concessa al fornitore rispetto al reverse factoring. Allo stesso modo, l'inventory finance ha potuto beneficiare di un contesto economico mutato in cui la disponibilità di scorte e la capacità di finanziamento di queste ultime si è rivelata determinante per superare i momenti più difficili del lockdown e dell'interruzione nelle catene globali di fornitura.

    Quali sono, in questo contesto, le prospettive di crescita per le soluzioni più tradizionali?

    Anticipo fatture e factoring, seppur in calo negli ultimi anni, rimangono tuttora le soluzioni più utilizzate e conosciute. Anche in questi settori, tuttavia, l'utilizzo della tecnologia sarà sempre più determinante per ritornare a crescere: la flessibilità in termini di costi e di fatture da cedere, resa possibile dalle tecnologie, avrà un impatto determinante nell'assicurare una tranquilla maturità agli strumenti più tradizionali.

    Quale può essere, invece, il ruolo e le prospettive di crescita dell'invoice trading da qui ai prossimi anni?

    A partire dal 2016 l'invoice trading ha fatto registrare tassi di crescita importanti, soprattutto nel nostro Paese, rispondendo ai bisogni di piccole e medie imprese solitamente fuori dal perimetro di attività delle banche e degli operatori finanziari tradizionali. In un contesto come quello italiano, quindi, le prospettive di crescita dell'invoice trading restano assolutamente positive, nel momento in cui il nostro rimane un Paese caratterizzato da una maggioranza di PMI che hanno e avranno sempre più bisogno di liquidità in un periodo contrassegnato dall'aumento dei tassi di interesse e da un ormai imminente credit crunch.

    Che cosa aspettarci dalla prossima edizione dell'Osservatorio Supply Chain Finance?

    Oltre agli approfondimenti tradizionali dedicheremo sempre maggiore spazio e attenzione ai temi della sostenibilità, della collaborazione tra gli operatori finanziari e della gestione del rischio. Se da un lato la sostenibilità è oggi sempre più integrata e integrabile nelle soluzioni di supply chain finance come metodo di valutazione dei fornitori e dei partner, e la dicotomia tra fintech e mondo finanziario tradizionale sembra essersi risolta in una tendenza generale alla collaborazione e alla ricerca congiunta di nuove opportunità, dall'altro è inevitabile sottolineare quanto inflazione, aumento dei tassi di interesse, interruzioni di filiera, crisi geopolitiche e ripensamento della globalizzazione rappresentino altrettanti rischi finanziari che tornano ad affacciarsi alla finestra, e che non possono essere trascurati in una strategia di supply chain finance.

    Leggi l'articolo

  • Come corre il Fintech italiano: la fotografia di Banca d’Italia


    La pandemia? Ha rallentato ma non frenato la crescita del fintech italiano: questa, in estrema sintesi, la descrizione dello stato dell’arte del settore fintech in Italia secondo la terza indagine conoscitiva pubblicata pochi giorni fa da Banca d’Italia, secondo la quale la spesa complessiva in tecnologie finanziarie innovative è passata nell’ultimo periodo da poco più di 450 a circa 530 milioni di euro totali.

    La parola chiave del fintech italiano è sempre più “coopetition” tra banche e aziende

    Crescono gli intermediari investitori, passati da 77 a 96, e crescono anche i progetti censiti, da 267 a 329, per lo più realizzati in collaborazione tra banche e aziende fintech (33% del totale) o dall’affidamento dell’intero ciclo di realizzazione del progetto a queste ultime da parte delle banche (oltre la metà dei casi): “coopetition”, la cooperazione tra aziende inizialmente in competizione, è la parola chiave per interpretare i dati del settore e la sempre più stretta interdipendenza tra startup e “incumbent” tradizionali.

    Ricerca di talenti, interoperabilità e concentrazione degli investitori le sfide chiave del fintech

    Secondo i dati della Banca d’Italia, tuttavia, le fintech italiane devono ancora confrontarsi con alcune criticità che hanno storicamente rallentato lo sviluppo del settore, anche nel periodo precedente la pandemia: mancanza di personale adeguatamente formato, scarsa o insufficiente interoperabilità tra la vecchia e la nuova finanza, a cui si aggiunge il fatto che ben l’84% del totale degli investimenti dipende da una decina di investitori, con le banche che tuttora figurano tra i principali finanziatori.

    L’identikit dell’azienda fintech in Italia e la svolta sul fronte dei profitti attesa per il 2022

    Le aspettative, tuttavia, non sono affatto al ribasso: nel 2022 sono attesi i primi profitti netti positivi, con una media di due anni per arrivare al “pareggio” dei conti per le singole società, e gli accordi di partnership hanno raggiunto la cifra record di 330 riferiti a 199 imprese complessive. In media, la tipica azienda fintech ha 18 addetti, un attivo di bilancio di 4 milioni di euro, ed è localizzata in Lombardia, Lazio o Emilia-Romagna. Mobile banking, digital lending, pagamenti e open banking i settori più diffusi.

    In che modo noi di CashMe interpretiamo la convivenza tra finanza tradizionale e innovativa

    È in questo contesto che, come CashMe, continuiamo a operare in linea con la nostra mission storica: fornire liquidità immediata alle piccole e medie imprese italiane, attraverso la cessione pro-soluto dei crediti commerciali, senza aspirare a sostituirci alle banche o alle società di factor tradizionali. Al contrario, l’obiettivo del nostro servizio è sempre stato quello di fornire un’alternativa alle aziende intenzionate a non indebitarsi ulteriormente nel breve periodo, con l’obiettivo di aumentarne la disponibilità di cassa e contribuire a migliorarne il rating bancario in prospettiva. Voi chiamatela, se volete, “coopetition”.

    Non sei ancora cliente CashMe?

    Leggi l'articolo

  • Fintech in Italia: crescono i volumi, raddoppiano le imprese clienti

    Mettendo a confronto i dati di Italia Fintech e BeBeez appare evidente la crescita sostenuta del settore fintech anche nel nostro Paese, dal volume di finanziamenti erogati al numero di clienti attivi.

    Leggi l'articolo

  • Finanza complementare, non alternativa: così cresce il fintech in Italia

    I numeri del report annuale di ItaliaFintech fotografano un settore fintech in rapida crescita anche nel nostro Paese, sia in termini di volumi transati sia di imprese e privati raggiunti dai servizi di finanza complementare rispetto ai servizi finanziari tradizionali.

    Leggi l'articolo

  • Dalla disruption alla sostenibilità economica: il fintech verso la maturità

    Secondo il World Fintech Report 2021 di Capgemini gli investitori in aziende fintech sono oggi sempre meno interessati alla "disruption" in quanto tale, e sempre più alla sostenibilità del business.

    Leggi l'articolo

  • Il futuro del fintech è nell’equilibrio tra stabilità economica e innovazione

    La crescita del settore nel nostro Paese passa per la ricerca dell’equilibrio tra stabilità economico-finanziaria delle aziende fintech e l’innovazione, insieme allo sviluppo congiunto di canali digitali e tradizionali.

    Leggi l'articolo

  • Milano, ma non solo: il fintech è sempre più vicino alle PMI

    Cresce il numero di startup fintech nel nostro Paese, per oltre la metà concentrate nel capoluogo lombardo, ma la presenza sul territorio con una rete di consulenti specializzati resta un requisito imprescindibile.

    Leggi l'articolo

  • Fintech: più educazione, regole e partnership per crescere in Italia

    L’analisi di Mattia Ciprian, co-fondatore e presidente di modefinance: “più partnership, educazione finanziaria e sandbox per agevolare lo sviluppo del fintech in Italia”.

    Leggi l'articolo

  • L’anno in cui le PMI di tutto il mondo scoprirono il fintech

    Oltre un quarto delle piccole e medie imprese a livello globale ha già fatto uso di servizi fintech in alternativa ai tradizionali canali bancari nel 2019. Ecco il perché di una rivoluzione.

    Leggi l'articolo

  • PMI: l’anticipo fatture online per sostenere l’export

    Per far fronte ai possibili ritardi nei pagamenti dei crediti commerciali pendenti da parte dei clienti esteri, l’anticipo fatture online oggi costituisce un’alternativa al tradizionale canale bancario.

    Leggi l'articolo

  • Anticipo fatture: cosa cambia dalla banca al fintech

    Secondo gli ultimi dati del Politecnico, in Italia il settore dell’anticipo fatture online è cresciuto del 91% in un anno grazie a un servizio nettamente migliore rispetto a quello bancario e tradizionale.

    Leggi l'articolo

  • Invoice trading, trade receivables – An alternative investment in a world of low rates

    After the global financial crisis of 2008 a mix of factors, among those the central bank’s expansive monetary policy, have created a challenging investment environment.

    With low rates in the bond market and a stock market at its highest, investors need to find alternative investment solutions. Invoice trading is one of them, providing a new, high return, secured, short-term asset class.  This was the subject analyzed by Fermat Capital Management in the study conducted by Adam Dener and published on November 2017. It refers to the U.S. market but we believe it perfectly applies also to the European one.

    Monetary policy and regulation post the Global Financial Crisis (GFC) have created a challenging investment environment [..]. Low interest rates have resulted in an increase in fixed rate, long-term product issuance and a decrease in floating rate, short-term product issuance. This has left investors exposed to reduced asset prices and potential mark-to-market losses, as well as increased default risk as interest rates rise.

    With limited short-term product available, investors have been forced to manage short-term money primarily through investments in U.S. Treasury securities and Money Market Funds (MMFs). However, due to changes in the Federal Reserve’s monetary policy and commercial bank re-regulation, investors are facing increased competition with central and commercial banks for access to U.S. Treasury securities, as well as reduced options for investments in MMFs […] These changes have created a gap in investment portfolios, leaving unmet demand for floating rate, short-term products that are non-financial or government exposed. Investors therefore seek diversification away from fixed-rate, long-term products, U.S. Treasury securities and MMFs through alternative forms of investment.

    One area of consideration for investors is trade finance [in all its variation, among those invoice trading] […]. This product offers investors the opportunity to invest in high quality, short term, non-financial credit risk in a floating rate product, which makes it particularly attractive for institutional investors in today’s challenging investment environment.

    Trade finance broadly describes activities that involve financing and risk mitigation related to import/export, one flavor of which is account receivable and payable financing, commonly via purchases of receivables, loans against receivables or insurance against receivables. A specific form of trade finance, commonly referred to as confirmed receivable purchase (CRP) [or invoice trading], provides an attractive form of alternative credit investment for investors to consider.

    receivable purchase transaction

    In a CRP [invoice trading], an account receivable is typically created as the result of a commercial trade transaction between a corporate obligor and supplier.

      • An investor then agrees to purchase the receivable from the supplier early at a discount and upon the maturity of the receivable the investor is paid directly by the obligor (Figure 6).
    • Additionally, the obligor typically waives their right to set off against the supplier and commits to paying the investor in full upon maturity. This is the “confirmed” part of the CRP [invoice trading], whereas an unconfirmed receivable purchase is one where the obligor does not acknowledge the sale of the receivable and therefore payment upon maturity flows through the supplier, introducing additional layers of risk to an investor. […]

    Additionally, CRPs [invoice trading] tend to offer an attractive risk-adjusted yield. One way to determine this relative value is to compare CRPs [invoice trading] with corporate bonds for a single obligor. There are a few primary factors driving this attractive relative value.

    • The first is that pricing for CRPs is not solely linked to the primary credit risk of the obligor. This is because the discount rate at which an investor offers early payment to a supplier is linked to a number of factors, including the cost of capital of the supplier as well as the obligor while the credit risk is solely that of the obligor. Using the example presented in Figure 6, Wilmar most likely has a higher cost of capital than Kellogg’s (Wilmar is unrated while Kellogg’s has an investment grade rating), therefore investors are paid a higher discount rate than if they were providing an early payment to Kellogg’s. […]
    • With limited high quality, short-term products available, CRPs [invoice trading] can offer high quality corporate credit risk in a floating rate, short-term form.
    • And while there are significant and individualistic considerations that still must be taken into account, these features along with their attractive risk-adjusted yield make CRPs [invoice trading] an appealing alternative product for institutional investors to consider, particularly in the difficult environment investors currently and will continue to face.
    Source: Fermat Capital Management LLC

    CashMe is one of the leading Italian invoice trading marketplace allowing SMEs to get funded against outstanding trade receivables.

    All invoices traded are subject to confirmation by the debtor and CashMe manages all the steps of the process ranging from the seller due diligence, to the debtor risk assessment, to the monetary transaction (thanks to a payment institution partner), to the credit collection. Generally the seller receives an advance payment equal to the 90% of the face value, and then the settlement of 10% minus the discount is paid upon maturity.

    Since inception CashMe experienced a:

    • gross yield of 11,83%
    • a significantly low default rate (completely recovered thanks to the credit insurance policy)
    • an average duration per invoice of 66 days
    • an average invoice face value of € 40.000

    For further details (loanbook, stats, etc) please contact us at info@cashme.it.

    Leggi l'articolo

  • Fattura elettronica e imprese: a che punto siamo

    Si avvicina l’introduzione dell’obbligo di fattura elettronica tra privati: diamo uno sguardo alle ultime novità normative e ai dati sulla diffusione tra le imprese.

    Leggi l'articolo

  • L’invoice trading: cos’è e come funziona la soluzione fintech per le imprese

    L’invoice trading continua a raccogliere adesioni con una tendenza continuamente in crescita.

    Leggi l'articolo

  • Industria 4.0: le ultime novità

    Potenziamento degli incentivi e formazione valorizzata: il Governo italiano non è mai stato pronto, come ora, ad affrontare la rivoluzione digitale che sta investendo le aziende italiane.

    Leggi l'articolo

  • Il factoring cresce sempre di più in Italia

    Il factoring nelle sue diverse forme è un’opzione sempre più popolare tra le PMI alle prese con la stretta creditizia delle banche.

    Leggi l'articolo

  • La fatturazione elettronica: l’Italia “risparmia” e diventa digital

    Le imprese italiane si orientano sempre di più verso la dematerializzazione e la standardizzazione dei processi, conseguenze di un’efficace integrazione delle tecnologie digitali.

    Leggi l'articolo

  • Startup italiane: fintech e IoT tra i settori più promettenti 

    Il mondo delle startup innovative in Italia sta attraversando un periodo di crescita costante, permettendo al Paese di uniformarsi ad un avanzamento della tecnologia sempre più persistente e necessario.

    Leggi l'articolo

  • Il fintech in Italia: le prospettive nel 2017

    Il 2017 sembra finora riconfermare l’enorme crescita che il settore fintech ha registrato durante tutto il 2016: nonostante oscillazioni dei mercati e incertezze di natura politica, si attendono risultati positivi.

    Leggi l'articolo

  • Finanza alternativa: cosa resta da fare in Italia

    Il sistema normativo che disciplina il settore della finanza alternativa è ancora estremamente frammentato sia a livello italiano che nel resto dell’Europa, con poche eccezioni. Ma le opportunità e il potenziale di crescita ci sono.

    Leggi l'articolo

  • Invoice trading: un finanziamento alternativo per l’anticipo fatture

    L’invoice trading consente alle imprese di monetizzare le proprie fatture cedendole a investitori privati, migliorando la solidità finanziaria della propria azienda e superando la stretta bancaria sul credito.

    Leggi l'articolo

  • La finanza alternativa non è sinonimo di crowdfunding

    Gli ultimi dati sullo stato del crowdinvesting in Italia, rilasciati dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, evidenziano la crescita dell’invoice trading a fianco delle piattaforme di equity e lending crowdfunding, segno di una maggiore diversificazione del settore della finanza alternativa anche nell’ecosistema italiano.

    Leggi l'articolo

  • Finanza alternativa: cinque trend da seguire nel 2017

    Dal post-Brexit alla crescita dirompente della Cina, dalle convergenze tra p2p lending e banche alla crescita dell’invoice financing, ecco una selezione di cinque maggiori trend da seguire nel 2017 per quel che riguarda il settore della finanza alternativa in Europa e nel resto del Mondo.

    Leggi l'articolo

  • Cessione crediti e anticipo fatture per la tua azienda: istruzioni per l’uso

    La cessione dei crediti, di cui l’anticipo fatture bancario costituisce una specifica tipologia, è un’operazione che suscita l’attenzione delle PMI che necessitano di liquidità: esploriamo dunque modalità procedurali, opportunità e rischi di questa forma alternativa di finanziamento.

    Leggi l'articolo

  • Accesso al credito e obblighi fiscali delle PMI: l’indagine Unimpresa

    Con l’arrivo di dicembre si avvicinano le scadenze fiscali, e un numero crescente di imprese, per rispettare gli obblighi erariali, bussano agli sportelli bancari: cinque aziende su otto sono costrette a chiedere prestiti in banca. Secondo i dati raccolti da Unimpresa fra le 110.000 aziende sue associate, aggiornati al 30 ottobre scorso, oltre il 62% delle micro, piccole e medie imprese italiane è infatti stato costretto a ricorrere a un finanziamento nel primo semestre del 2016 per riuscire a pagare le tasse.  Quanto ai settori produttivi, gli operatori turistici, le piccole industrie e la grande distribuzione sono più esposti con le banche, risentendo maggiormente della pressione dei versamenti fiscali sugli immobili, Imu e Tasi in particolare. Ma è anche l’Irap a mettere in difficoltà molti imprenditori italiani, poiché l’imposta regionale sulle attività produttive si paga anche in assenza di utili, particolarità tutta italiana. Pesano poi sui bilanci delle imprese, anche i versamenti riguardanti Irpef e Ires.

    Guardando alle imminenti scadenze, l’acconto Ires è sicuramente il più impegnativo da onorare a novembre per le società di capitali. Sempre a novembre, inoltre, lavoratori autonomi e PMI verseranno l’addizionale regionale Irpef. A dicembre, invece, la voce più importante è rappresentata dalle tasse sulla casa, con i saldi Tasi e Imu. Sempre a dicembre inoltre è previsto il versamento dell’acconto Iva. Alle PMI che faticano a gestire gli esborsi legati alle tasse, le banche offrono quando va bene finanziamenti chirografari, e quando va peggio fidi per cassa, con il conseguente appesantimento degli oneri finanziari.

    [caption id="attachment_894" align="aligncenter" width="400"]L’Italia è in dodicesima posizione globale per il carico fiscale sulle imprese. Fonte: Forexinfo su dati World Economic Forum. L’Italia è in dodicesima posizione globale per il carico fiscale sulle imprese. Fonte: Forexinfo su dati World Economic Forum.[/caption]

    Come si legge sul rapporto del Centro studi di Unimpresa, l’aumento della pressione fiscale sulle imprese, in continuo aumento negli ultimi otto anni, genera un triplo effetto negativo sui conti e sulle prospettive di crescita delle aziende. Il primo è l’apertura di linee di credito destinate specificamente a coprire le imposizioni fiscali, invece di nuovi investimenti; ciò limita di per sé la natura stessa dell’attività di impresa. Il secondo problema sorge, poi, alla chiusura degli esercizi commerciali, quando il valore degli immobili posti a garanzia dei prestiti fiscali va decurtato in proporzione al valore dell’ipoteca, con una conseguente riduzione degli attivi di bilancio. Il terzo ostacolo riguarda l’eventuale, ma spesso altrettanto necessario, accesso ad ulteriori finanziamenti a diretto supporto del business aziendale: le società che hanno già chiesto un prestito per motivi fiscali possono presentare agli istituti di credito meno garanzie per accendere ulteriori prestiti, e vengono classificate con un rating più basso, che fa inevitabilmente impennare ulteriormente i tassi di interesse.

    Per tutti questi motivi, cresce il numero di PMI che necessitano di più percorsi paralleli di accesso al credito; una soluzione può dunque essere combinare il prestito acceso presso l’istituto bancario tradizionale con una forma di alternative financing come quella offerta dalla piattaforma online CashMe.

    Leggi l'articolo

  • Fintech: il futuro della finanza alternativa secondo Fabrizio Villani

    Fabrizio Villani, autore di Fintastico e founder del gruppo Fintech Italia su LinkedIn, spiega il ruolo futuro della finanza alternativa. “È necessario promuovere una buona educazione finanziaria per sensibilizzare le istituzioni, gli imprenditori e i risparmiatori affinché questi inizino a fidarsi della realtà fintech, che pare essere ancora poco conosciuta.”

    Leggi l'articolo

  • Finanza alternativa e PMI: le previsioni di 5 leader del fintech

    Conoscenza degli strumenti a disposizione, rapporto diretto con il cliente e disintermediazione sono solo alcune tra le sfide future su cui le piattaforme di finanza alternativa potranno coinvolgere maggiormente le PMI, nelle parole di cinque leader del fintech nazionale e globale.

    Leggi l'articolo

  • Anticipo fatture: gli 8 vantaggi della finanza alternativa per le imprese

    Nasce in Italia una nuova piattaforma per aiutare le imprese e in particolar modo le PMI a migliorare la gestione del cashflow tramite l’anticipo fatture online da parte di investitori qualificati, senza passare attraverso il canale bancario.

    Leggi l'articolo