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Credito bancario: crescita del tasso di deterioramento, quali settori sono più a rischio


La qualità del credito bancario è andata incontro a un deterioramento nel corso del 2022 e nel prossimo anno è previsto un ulteriore peggioramento, secondo l'outlook Abi-Cerved.

Febbraio 10, 2023

Era Il 2% nel 2021, è aumentato al 2,3% nel 2022 e nel 2023 potrebbe quasi raddoppiare arrivando fino al 2,3% del totale: è questo il tasso di deterioramento delle aziende italiane secondo l'Outlook Abi-Cerved sulle stime dei flussi dei nuovi crediti deteriorati delle imprese.

Il peggioramento, innescato dall'indebolimento della domanda e dai rincari sempre più urgenti delle materie prime e dell'energia, era atteso da tempo ma solo ora è arrivata la conferma: dopo dieci anni i crediti deteriorati tornano a salire, e questa tendenza non accenna a invertirsi.

L'accelerazione, in particolare, ha riguardato il secondo semestre del 2022 con un deterioramento del credito stimato a un valore medio del 2,52%, in aumento rispetto ai dati comunicati dalla Banca d'Italia a fine giugno dell'anno precedente e con una tendenza in accelerazione.

"I dati consolidati del 2021 - si legge nel report - segnano il primo aumento su base annuale dell'importo di nuovi prestiti in default originati da crediti a imprese dal 2013. Per il 2023 si prevede un incremento del tasso di deterioramento del credito alle imprese del 3,8%, un livello che non si raggiungeva dal 2017".

Se è vero che questi dati restano abissalmente lontani dai picchi raggiunti in occasione della crisi sovrana, e sono previsti comunque in discesa nel corso del 2024, nondimeno la notizia rimane quella di un'inversione di tendenza che nel corso dell'ultimo anno si è fatta sentire per prima sulle spalle delle microimprese, il comparto con il maggior tasso di deterioramento dei crediti.

Nel 2024, si legge sempre nel report, toccherà alle costruzioni essere il comparto con il tasso di deterioramento più elevato, seppur minore rispetto al periodo pre-Covid e con l'ausilio da non sottovalutare degli investimenti previsti dal PNRR per far fronte alla crisi, mentre l'industria sarà il comparto meno colpito dalla tendenza in atto.

L'impatto sull'economia? "Moderato", secondo gli autori del report, in virtù di una maggiore capacità del mercato del credito di far fronte alle crisi e gestire i volumi di NPL, e della possibilità per le aziende di ricorrere a strumenti di finanza alternativa capaci di compensare il venir meno dei prestiti bancari, soprattutto in periodi dove maggiore è lo stress finanziario.