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Fintech

Invoice trading: dalla finanza alternativa a quella “complementare”


A livello italiano e globale è in atto un importante cambiamento nel settore dell’invoice trading e più in generale di quello della finanza alternativa, sempre più specializzata nel ruolo di strumento complementare al sistema finanziario tradizionale.

Settembre 30, 2021


Bassa volatilità, trasparenza dei costi, anticipo elevato rispetto all’anticipo fatture bancario, flessibilità, assenza di vincoli e garanzie, rapidità e semplicità, e totale assenza di segnalazioni in centrale rischi: sono questi i nove vantaggi dell’invoice trading online evidenziati in un recente articolo pubblicato sullo speciale “Economia&Finanza” di Leopoldo Gasbarro, a firma di Deborah Ullasci, che fotografa in modo particolarmente accurato lo stato dell’arte del settore nel nostro Paese e ci offre lo spunto per una riflessione di più ampio respiro sulle sue possibili evoluzioni future rispetto al sistema bancario “tradizionale”.

I numeri, innanzitutto: con l’invoice trading l’Italia è ai primi posti in Europa


L’invoice trading italiano, in questo momento, si trova ai primi posti in Europa per una serie di ragioni qualitative e quantitative: i numeri, innanzitutto, elaborati dal Cambridge Center for Alternative Finance fotografano un settore che nel nostro Paese ha superato i 760 milioni di dollari di transato nel solo 2020, in crescita rispetto ai 709 milioni del 2019 e di gran lunga superiore rispetto ai 462 milioni del Regno Unito e ai 313 milioni della Spagna. La crescita, ininterrotta dal 2015, si inserisce all’interno di un percorso virtuoso di sviluppo di tutto il continente europeo, dove l’invoice trading è passato da 80 milioni a 2 miliardi di transato.

L’importanza chiave degli investitori istituzionali nell’invoice trading italiano


Come riportato nell’articolo di Economia&Finanza, rispetto ai mercati tradizionali l’invoice trading rappresenta “un investimento alternativo poco volatile e caratterizzato da un rendimento che a livello globale si muove in un range tra il 6% e il 9% annuo” e che permette al mondo degli investitori istituzionali di sostenere direttamente le piccole e medie imprese impegnate nell’economia reale: un’esigenza tanto più avvertita in un Paese come il nostro che ha visto il progressivo venir meno del credito bancario e che ha determinato una percentuale di investitori istituzionali nel mercato dell’invoice trading italiano vicina al 94% del totale dei finanziamenti, rispetto a una media europea e mondiale rispettivamente dell’ 81% e 77%.

L’invoice trading non è più solo “finanza alternativa”


In questo contesto, parlare ancora oggi di “finanza alternativa” nell’ambito dell’invoice trading online rischia di apparire anacronistico, o quasi: se lo stesso report del CCAF evidenzia come nel corso degli ultimi anni sia diventata di gran lunga prevalente la percentuale di clienti bancarizzati rispetto a quelli non bancarizzati, e di come gran parte di questi clienti sia prevalentemente una piccola e media impresa, appare chiaro come l’invoice trading – in virtù delle sue stesse caratteristiche, elencate all’inizio di questo articolo – sia oggi diventato un settore sempre più “complementare” al sistema finanziario tradizionale, andando a occupare un mercato dove il sistema bancario non è più o non ha più intenzione di essere l’unico protagonista.