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Prestiti? No, grazie: solo 1 PMI su 10 si è avvalsa del Fondo di Garanzia
Dal 17 marzo al 25 giugno sono state appena 700 mila le domande di prestito inviate dalle PMI tramite il Fondo di Garanzia: non mancano, infatti, le alternative al credito bancario per fornire liquidità alle aziende.
Luglio 3, 2020
Alla fine di giugno i prestiti erogati alle PMI tramite il Fondo di Garanzia istituito dal Decreto Legge Liquidità hanno superato la soglia dei 40 miliardi di euro. Pochi, tuttavia, rispetto alle stime previste e alla portata delle risorse introdotte dal Governo per fronteggiare la crisi economica dovuta all’emergenza sanitaria tuttora in corso, che non ha risparmiato le piccole e medie aziende italiane.
9 imprenditori su 10 non hanno chiesto prestiti tramite Fondo di Garanzia
È questo lo scenario che emerge dall’ultima rilevazione compiuta dalla CGIA di Mestre, secondo la quale sarebbero “appena” 715.776 le domande di prestito bancario tramite Fondo di Garanzia pervenute dal 17 marzo al 25 giugno 2020, per un importo complessivo di 41 miliardi di euro, a fronte di una platea di potenziali beneficiari che sfiora i cinque milioni e mezzo di imprenditori e liberi professionisti.
Marche, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria sono le regioni dove la quota di domande inviate sul totale dei potenziali beneficiari supera, seppur di poco, la soglia del 15% del totale. Calabria, Sicilia, Molise e Sardegna sono invece le regioni dove la stessa percentuale scende sotto la media nazionale del 13%. All’ultimo posto il Trentino Alto Adige, dove poco più del 5% degli imprenditori ha presentato una domanda di prestito tramite il Fondo di Garanzia.
Cresce l’interesse verso canali di finanziamento alternativi a quello bancario
Non si tratta, secondo la Cgia di Mestre, di un mancato bisogno di liquidità da parte delle imprese stesse, bensì della disponibilità di nuovi canali e strumenti di finanziamento per le PMI che hanno compensato il venir meno del “tradizionale” canale bancario nella fase più dura della pandemia, e del progressivo calo di attrattività da parte di quest’ultimo nei confronti di imprese già prostrate dal lockdown.
In questo contesto, le piattaforme di finanza alternativa attive nel settore del p2p lending, del crowdfunding e dell’invoice trading come CashMe hanno continuato a rimanere operative anche nel momento più duro dell’emergenza, e ad assicurare un livello minimo di finanziamento del capitale circolante ai propri clienti storici e a quelli che si sono aggiunti nel corso delle ultime settimane.
Per lo più ignorate dal legislatore, le piattaforme di invoice trading non hanno fatto mancare il loro apporto, offrendo alle imprese un canale di finanziamento alternativo a quello bancario tramite la cessione dei crediti commerciali in tempi ragionevoli e soprattutto contribuendo al miglioramento del rating delle imprese stesse, deconsolidando il credito dal bilancio in una fase particolarmente critica per l’avvenire delle aziende e di crescente difficoltà dell’intero sistema produttivo nazionale..
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