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PMI: soluzioni modulari e scalabili per accelerare la digitalizzazione


Secondo una ricerca del Politecnico di Milano il gap digitale accumulato in questi anni dalle PMI italiane nei confronti del resto del continente è diventato sempre più ampio: idee e spunti per invertire la rotta.

Settembre 2, 2020


Cultura e organizzazione per l’innovazione, digitalizzazione nei processi core e in quelli di supporto, utilizzo di tecnologie ad alto impatto innovativo: sono questi gli aspetti più importanti su cui valutare il livello di sviluppo digitale delle PMI italiane secondo una ricerca del Politecnico di Milano, pubblicata in queste settimane e ripresa dal sito datamanager.it. Ricerca che, come prevedibile, getta molte ombre ma anche qualche luce di speranza per il futuro.

Il PIL cresce se cresce la digitalizzazione delle aziende


Andiamo con ordine: secondo i ricercatori del Politecnico, che hanno analizzato un campione di 500 PMI del nostro Paese, solo una azienda su tre potrebbe essere definita come “digitally mature” rispetto al 23% di “digitally immature”, ovvero quelle aziende che non hanno registrato alcun tipo di progresso o di investimento nei quattro aspetti “chiave” menzionati all’inizio dell’articolo.

Lo scenario, tuttavia, è in rapido mutamento: il 32% delle imprese restanti han avviato strategie di digitalizzazione, seppur parziali, mentre l’11% sarebbe ormai prossimo a passare dalla fase intermedia alla “maturazione” vera e propria. Le conseguenze? Una crescita della produttività aziendale stimata nell’ordine del 15%, e un aumento complessivo del PIL nazionale che potrebbe arrivare fino a sette punti percentuali.

Una strategia di crescita graduale attraverso soluzioni “modulari”


Tra chi chiede alle PMI italiane di rimediare a spese proprie a un gap digitale che nel corso degli anni è andato aumentando fino al 65% con le PMI tedesche e al 40% con le PMI spagnole, e chi invece pensa che la digitalizzazione possa avvenire solo a traino delle grandi imprese e dello Stato, c’è chi come Andrea Rangone del Gruppo Digital 360 propone una strategia fatta di piccoli passi, ma costanti nel tempo.

Secondo l’articolo pubblicato dallo stesso Rangone sul Sole 24 Ore, infatti, la digitalizzazione delle PMI dovrebbe avvenire tramite l’adozione di soluzioni tecnologiche e organizzative modulari, facilmente integrabili e rivolte al raggiungimento di obiettivi e benefici concreti, che non richiedano alle aziende un investimento economico eccessivo e difficilmente ammortizzabile nel breve e medio periodo.

L’esempio dell’invoice trading come soluzione digitale “modulare”


Il digitale consente oggi di velocizzare e rendere più flessibili alcuni processi abituali e ricorrenti nella vita di un’impresa, come può essere il finanziamento del capitale circolante tramite lo smobilizzo dei crediti commerciali pendenti. CashMe, in questo contesto, consente oggi alle PMI italiane di cedere le proprie fatture attraverso la sua piattaforma online in maniera più flessibile e immediata rispetto a quanto avviene nel tradizionale “castelletto bancario” o attraverso società di factoring.

Come ricordato recentemente sul nostro blog da Cristina Boscolo, di Albis International, l’adozione di uno strumento digitale flessibile come CashMe all’interno di una PMI tradizionale a conduzione familiare come Albis) ha avuto come effetto quello di far fronte a tutte le necessità di liquidità dell’azienda, anche in un contesto difficile come quello del lockdown. In questo senso, CashMe rappresenta oggi un esempio di “soluzione” modulare e facilmente integrabile, che consente di ottenere un beneficio concreto e misurabile e di liberare risorse per far fronte alle altre sfide poste dall’innovazione tecnologica e dal mutato scenario economico internazionale.