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Tra sopravvivenza e ripartenza: le PMI nella morsa della liquidità


Secondo i dati forniti dalla Commissione europea e dall'OCSE le PMI italiane sono state tra le maggiori beneficiarie dei sostegni pubblici durante la fase più critica dell'emergenza, mentre oggi le stesse sono quelle che devono fare i conti con la più importante riduzione delle risorse e accesso al credito.

Aprile 15, 2022

Due anni, e poco più: tanto è durata l'inversione di tendenza nelle possibilità di accesso al credito da parte delle PMI italiane, dopo quasi dieci anni di progressiva contrazione. Tra il 2020 e il 2021 le PMI del nostro Paese hanno potuto beneficiare di migliori condizioni di accesso al credito, con una crescita del 15% delle aziende con disponibilità di accesso a prestiti bancari (rispetto a una media europea ferma al 4%), un calo del 12% dei tassi di interesse e un aumento del 10% dei prestiti totali disponibili.

La crescita delle possibilità di accesso al credito è venuta meno con la fine dei sostegni pubblici

I dati, elaborati da un articolo de LaVoce a partire dall’ultima “Survey on the Access to Finance of Enteprises” della Commissione Europea, dimostrano - più che l’importanza dei comunque ottimi risultati raggiunti con la messa a disposizione di garanzie pubbliche e moratorie sui prestiti - fino a che punto le possibilità di accesso al credito da parte delle micro, piccole e medie imprese italiane si fossero ridotte in maniera drastica nel corso degli ultimi anni.

Una condizione di scarsità che, purtroppo per molti, sembra essere destinata a diventare di nuovo la norma nei prossimi mesi: sempre secondo i numeri elaborati dalla stessa fonte, questa volta su dati Ocse (“Financing SMEs and Entrepreneurs 2022: An OECD Scoreboard”), i piani di ripresa per il dopo pandemia assegnano solo il 2,2% delle risorse totali alle PMI rispetto al 25% raggiunto dai finanziamenti allocati con le misure emergenziali, queste ultime venute per lo più a esaurimento nel corso dell’ultimo anno.

Risorse sempre più risicate, che la finanza alternativa può in parte compensare o stimolare

In uno scenario di risorse sempre più risicate, quindi, che potrebbero non essere sufficienti a garantire la sopravvivenza di molte imprese né tantomeno ad accompagnare quelle più sane nel processo di trasformazione in chiave digitale, ecologica e di competenze possedute dai lavoratori, è importante sottolineare il ruolo che la finanza alternativa può assumere per fornire liquidità alle aziende e, soprattutto, consentire a queste ultime di migliorare la propria posizione negoziale nei confronti delle banche.

Servizi di invoice trading e di reverse digitale, come quelli forniti da CashMe a piccole e medie imprese in tutta Italia senza necessità di garanzie né di segnalazioni in centrale rischi, diventano infatti in questo momento tanto più importanti quanto più le aziende necessitano di finanziare il proprio capitale circolante (o quello dei propri fornitori) senza avere né l’interesse, né tantomeno la possibilità di contrarre nuovo debito. Con la cessione pro soluto su CashMe, infatti, le aziende migliorano il proprio bilancio e il proprio rating, acquisendo la possibilità di ottenere condizioni migliori di accesso ai prestiti in futuro: numeri forse ancora piccoli per le statistiche Ocse, ma che tuttavia fanno ben sperare.