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PMI e innovazione: la situazione in Italia un anno dopo


Una serie di report fotografa in maniera inequivocabile il cambiamento in atto a livello nazionale: una PMI su due ha introdotto almeno una innovazione di prodotto, di processo o di organizzazione nel corso dell'ultimo anno, e chi non lo ha ancora fatto è sul punto di adeguarsi.

Luglio 8, 2021


C'erano una volta le PMI italiane: la fotografia delle aziende di piccole e medie dimensioni che emerge da cinque report realizzati da Banca Ifis su un campione di oltre 4.000 aziende è difficile da sovrapporsi ai ritratti più o meno aderenti al vero che nel corso degli anni sono andati ad accumularsi e ad occultare parzialmente il grande processo di trasformazione in atto nei diversi settori produttivi del Paese. Secondo la ricerca, ripresa tra gli altri dal Sole 24 Ore in un articolo di Chiara Bussi, nel corso del 2020-2021 almeno il 52% delle imprese nostrane avrebbe infatti introdotto almeno una innovazione di prodotto, di processo o organizzativa, nonostante (o grazie) la crisi economica innescata dalla pandemia.

Sette PMI su dieci fanno uso di tecnologie 4.0 o hanno intenzione di adottarle a breve


La percentuale delle aziende che hanno introdotto almeno un'innovazione cresce, inoltre, se si considerano i settori di punta della chimica e farmaceutica (76% del totale). E' un quadro variegato e in pieno mutamento, quello che emerge dall'analisi, e che nel caso dell'adozione delle tecnologie di Industria 4.0 conferma gli ottimi risultati raggiunti nel corso degli ultimi anni, con sette PMI su dieci intervistate che dichiarano di averle introdotte in aziende o di essere prossime all'introduzione entro il 2022-2023.

Le PMI, in questo scenario di così difficile lettura, non hanno mai smesso davvero di investire: il 42% ha effettuato investimenti materiali e immateriali, di cui il 54% in macchinari, il 38% in formazione e il 28% in software in servizi informatici, mentre le stime per i prossimi due anni prevedono una crescita fino al 48% del totale delle aziende impegnate in un ingente processo di trasformazione e innovazione. In crescita anche il lavoro da remoto, con il 37% delle aziende che ne ha fatto uso e il 62% che intende mantenerlo.

Le previsioni più ottimistiche riguardano il settore ecommerce, con il 35% delle PMI impegnate nello sviluppo di canali proprietari


Ancora ridotti, invece, i numeri dell'ecommerce: solo il 9% delle PMI ha attivato un canale di vendita digitale (ma la percentuale supera il 19% nell'ambito agroalimentare), anche se ben il 35% delle imprese intervistate prevede di aprire un proprio canale - e si sta attrezzando per farlo - entro i prossimi dodici mesi. Da notare, infine, come una PMI su quattro faccia oggi uso di marketplace di terze parti, per lo più Amazon (64%) e Alibaba (22%), con il 75% de ricavi tuttora generati dal solo mercato domestico.

Uno scenario, questo, che noi di CashMe riconosciamo essere in linea con i cambiamenti cui abbiamo assistito e che abbiamo voluto sostenere nel corso degli ultimi mesi: una maggiore predisposizione dei clienti all’utilizzo di piattaforme digitali di finanza alternativa come la nostra in luogo di servizi finanziari tradizionali, una maggiore richiesta di aggiungere al tradizionale contatto in sede con i nostri consulenti specializzati anche la possibilità di essere seguiti da remoto tramite videocall periodiche. Nuove esigenze e bisogni a cui abbiamo deciso di rispondere per tempo, nella consapevolezza che la capacità di adattamento e innovazione delle imprese italiane supera spesso - e di gran lunga - le previsioni dei più bravi analisti.