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Banche e credito: in Italia i costi più alti d’Europa


Le spese operative degli istituti di credito tradizionali nel 2014 hanno raggiunto il valore di 49,5 miliardi di euro (1,83% del totale delle attività). Dal 2008, le commissioni sono cresciute dell’11%.  

Giugno 23, 2016

I costi strutturali del sistema bancario italiano sono i più alti d’Europa. È questo il principale dato che emerge dall’analisi dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre, secondo la quale il totale delle spese operative degli istituti di credito nostrani ha raggiunto nel 2014 49,5 miliardi di euro su un totale del valore delle attività di 2.701 miliardi di euro.


Dietro l’Italia, dove l'incidenza delle spese operative sul valore totale dell’attività è dell’1,83%, si posizionano Austria (1,62%), Spagna (1,4%), Francia (1,36%) e Germania (1,33%). Al primo posto Svezia, Danimarca e Paesi Bassi.


 

Report CGIA

 

Nei maggiori Paesi Ue le banche italiane risultano essere quelle con la minore incidenza dei margini d’interesse sul totale dei ricavi.


Se il totale dei ricavi degli istituti di credito italiani si è attestato a 78,3 miliardi, senza grosse differenze con i dati registrati negli anni post-crisi, i margini d’interesse hanno registrato una contrazione dell’ordine di 12,3 miliardi (-23,85) a fronte di una crescita di 2,8 miliardi delle commissioni (+11,5%).



La reazione delle banche alla crisi economica


Con la crescita delle sofferenze per gli istituti di credito tradizionali aggravata dalla crisi economica e la riduzione dei tassi di interesse, che ha ridotto ai minimi termini i margini di redditività delle banche, queste ultime, appesantite da costi fissi ancora molto elevati, hanno ridotto ulteriormente gli impieghi verso le imprese (-25,3 miliardi nel solo ultimo anno), aumentando i ricavi dalle commissioni su servizi, conti correnti e attività extra creditizie.


 


I risultati dello studio del Cgia Mestre



L’80% dei prestiti è per le grandi aziende


L'altra segnalazione importante che fa la CGIA riguarda invece l'andamento dei prestiti: l’80% dei prestiti concessi dalle banche italiane va al primo 10% dei maggiori affidati (grandi aziende e gruppi industriali), anche se la quota d’insolvenza in capo a questi ultimi raggiunge quote elevate.


In buona sostanza – specifica quindi il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – chi riceve la stragrande maggioranza dei prestiti presenta livelli di affidabilità bassissimi. Per contro, chi dimostra di essere un buon pagatore riceve i soldi con il contagocce”.



Le strategie da adottare nel prossimo futuro proposte dalla CGIA


In primo luogo – dichiara il segretario della CGIA Renato Mason – bisognerà perseguire uno sviluppo economico meno bancocentrico, anche attraverso l’attuazione di politiche pubbliche di sostegno alle imprese, abbassando i costi energetici, favorendo gli investimenti infrastrutturali, riducendo le tasse, tagliando il cuneo fiscale e incentivando l’internazionalizzazione della nostra economia”.