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Fintech

Come va il settore Fintech italiano: un’indagine di Banca d’Italia


Un interessante paper di Banca d'Italia analizza i bilanci di un campione d'imprese fintech italiane, dimostrando come il settore sia in fase di consolidamento con buone possibilità di assumere in futuro una rilevanza strategica nell'industria finanziaria.

Agosto 28, 2024

Estate, tempo di bilanci: è quello che hanno fatto Serena Palazzo e Gabriele Gene con il paper "L'Ecosistema Fintech in Italia: un'analisi attraverso i bilanci di un campione d'imprese" pubblicato a luglio 2024 nella serie "Questioni di Economia e Finanza" della Banca d'Italia e che analizza i bilanci degli operatori fintech non sottoposti a supervisione bancaria in Italia per quanto riguarda il triennio 2019-2021.

I risultati dell'analisi evidenziano come quello del fintech italiano sia tuttora un ecosistema formato da piccole imprese, in parte eterogenee per forma societaria, struttura di bilancio, attività svolta, caratterizzato da una rilevante crescita in termini di fatturato e incoraggianti segnali di miglioramento dal punto di vista della redditività, e che potrebbe in prospettiva assumere una "rilevanza strategica" nel prossimo futuro dell'industria finanziaria.

Non è un caso, infatti, che nel nostro Paese i finanziamenti raccolti dalle aziende fintech siano cresciuti a una media del 60% anno su anno dal 2016 a oggi, doppiando la media europea (pari al 34%) con una forte crescita concentrata soprattutto negli ultimi cinque anni. Finanziamenti che, soprattutto in alcuni settori di attività, si sono rilevati determinanti per sostenere la crescita e il consolidamento di un comparto che in molti casi deve sostenere ancora costi operativi di entità rilevante, soprattutto per quanto riguarda i servizi e i beni di terzi (pubblicità, ricerca e sviluppo, leasing), che assorbono buona parte dei ricavi, oltre a una struttura dei costi generalmente rigida, con una significativa spesa per il personale.

Non mancano, in ogni caso, i segnali di ottimismo che lasciano presumere significative opportunità di crescita: alla fine del triennio preso in esame le imprese fintech erano accumunate da un elevato livello di patrimonializzazione, con una struttura finanziaria "equilibrata" nel breve termine e un basso livello di liquidità (influenzato tuttavia al ribasso dai dati di un singolo operatore di grandi dimensione). "I valori degli indicatori di redditività, ancora su livelli insoddisfacenti, sono comunque in miglioramento, Il settore risulta inoltre caratterizzato da elevati livelli di patrimonializzazione - scrivono gli autori - ed emerge una marcata correlazione positiva tra la performance economica e la dimensione d’impresa".

Gli autori dell'analisi ricordano, infine, come l'offerta di servizi fintech abbia portato alla nascita di modelli di business altamente competitivi, in grado da un lato di ridurre i costi dei servizi finanziari, migliorare l'esperienza d'uso e contribuire "in alcuni casi" a una maggiore inclusione finanziaria, dall'altro di incentivare le banche e gli operatori finanziari tradizionali a investire nello sviluppo di nuovi servizi, quando non collaborare con le imprese più innovative (o investendo direttamente nel loro capitale) per fornire soluzioni migliori alla propria clientela, contribuendo anche in questo modo all’adozione delle nuove tecnologie.