Editoriali
AI e il Futuro del Fintech: Intervista ad Alessandro Piva, Direttore Osservatori Digital Innovation – Politecnico di Milano
In questa intervista analizziamo quali sono le sfide e il potenziale dell’AI per le PMI e come l’intelligenza artificiale si integra nel fintech, mantenendo alta la fiducia e senza perdere la relazione.

Alessandro Piva è Ingegnere gestionale e delle telecomunicazioni, Direttore di diversi Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, tra cui Intelligenza Artificiale, Cloud Transformation, Information Security & Privacy, e Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence.
A lui abbiamo chiesto quali possono essere gli scenari futuri del Fintech e del mondo delle Pmi grazie alle nuove applicazioni dell'Intelligenza Artificiale.
Quali opportunità concrete può offrire oggi l’intelligenza artificiale alle PMI italiane e quali sono, secondo voi, i principali ostacoli alla sua adozione diffusa?
L’AI sta diventando una leva strategica fondamentale per le PMI italiane, specialmente in un contesto in cui la competitività richiede efficienza e innovazione costante. Oggi, l’intelligenza artificiale permette alle PMI di ottimizzare i processi interni, personalizzare l’offerta per il cliente e prendere decisioni più rapide ed informate grazie all’analisi avanzata dei dati. Soluzioni come l’automazione della gestione inventariale, il miglioramento delle campagne di marketing, o il monitoraggio delle performance aziendali possono realmente fare la differenza.
Secondo l'Osservatorio Artificial Intelligence, nel 2024 solo il 7% delle piccole imprese e il 15% delle medie imprese italiane hanno avviato progetti di intelligenza artificiale, con la maggior parte di queste iniziative ancora in fase di sperimentazione. Tuttavia, l’adozione diffusa non è priva di ostacoli. Tra questi, la difficoltà di accesso a competenze specialistiche, la necessità di investimenti iniziali e, spesso, la resistenza al cambiamento culturale. Le PMI, che spesso operano con margini ridotti, si trovano di fronte a scelte difficili. Tuttavia, l’evoluzione delle soluzioni AI “as a service” sta abbattendo queste barriere, rendendo le tecnologie accessibili anche alle imprese di dimensioni più contenute.
Negli ultimi anni, quali sono secondo voi le applicazioni più rilevanti e promettenti dell’AI nel mondo dei servizi finanziari, in particolare nel fintech?
Nel settore fintech, l’intelligenza artificiale ha trovato applicazioni fondamentali, tra cui l’ottimizzazione dei processi di valutazione del rischio, la gestione delle frodi, e la personalizzazione dei servizi. In particolare, l’analisi predittiva dei comportamenti degli utenti sta rivoluzionando la gestione del merito creditizio, permettendo agli istituti finanziari di offrire servizi più inclusivi e mirati. Inoltre, i chatbot basati su AI, che permettono una gestione automatizzata delle richieste, stanno migliorando l’esperienza del cliente, mentre i robo-advisor consentono una consulenza finanziaria automatizzata e accessibile anche ai piccoli investitori.
A lungo termine, vediamo un potenziale enorme nell'AI applicata alla compliance automatica, con il monitoraggio in tempo reale delle normative, e nella creazione di piattaforme per il trading automatizzato che miglioreranno ulteriormente l'efficienza delle transazioni.
In futuro probabilmente molte piattaforme automatizzeranno processi chiave come la valutazione del merito creditizio o la gestione clienti. In un contesto così automatizzato, quanto è importante preservare l’esperienza umana e la relazione con l’utente finale?
Anche se l’automazione è cruciale per migliorare l’efficienza operativa e ridurre i costi, l’interazione umana rimarrà sempre un elemento imprescindibile, soprattutto quando si tratta di decisioni complesse o di assistenza personalizzata. La tecnologia, pur essendo un valido supporto, non può sostituire l’empatia e la comprensione umana, che sono fondamentali, ad esempio, nel caso di clienti con situazioni particolari o nei momenti in cui una decisione di credito potrebbe avere un impatto significativo sulla vita di una persona. La vera sfida sarà costruire una sinergia tra il potenziale dell’automazione e la capacità umana di entrare in relazione, offrendo un'esperienza di valore e mantenendo la fiducia del cliente.
Il concetto di “Trustworthy AI” è sempre più centrale. Quali sono le buone pratiche da adottare per garantire un uso etico e responsabile dell’intelligenza artificiale in ambito finanziario?
“Trustworthy AI” non è solo un concetto, ma una necessità in un contesto sempre più regolato e critico come quello finanziario. Le buone pratiche devono partire dalla trasparenza, con algoritmi che siano non solo spiegabili, ma anche comprensibili dai decisori e dai clienti. L’approccio dovrebbe essere basato su dati verificabili, che permettano di tracciare e monitorare le decisioni automatiche in modo continuo. Inoltre, è fondamentale l’integrazione di meccanismi di controllo umano, affinché nessuna decisione automatica vada ad escludere potenziali clienti o violare principi etici di equità. Le politiche di privacy devono essere rispettate in ogni fase, e l'adozione di standard di settore, come quelli previsti dall’AI Act dell’Unione Europea, sarà cruciale per costruire un ecosistema di AI che rispetti le normative e i diritti degli utenti.
Ci sono delle regolamentazioni che arriveranno per quanto riguarda l’adozione e l’applicazione dell’AI e che impatto avranno sulle aziende?
Le nuove regolamentazioni, come l’AI Act dell’Unione Europea, stanno creando un quadro normativo che guiderà l’adozione dell’AI in modo sicuro e responsabile. Queste regolazioni non solo obbligheranno le aziende a garantire la trasparenza dei modelli, ma imporranno anche obblighi di audit, controllo e conformità, che porteranno a un incremento dei costi iniziali per l’adozione. Tuttavia, l’impatto positivo sarà la maggiore fiducia che i consumatori riporranno nelle tecnologie AI, il che favorirà un’adozione più ampia e una crescita sostenibile del mercato. Le aziende che saranno in grado di adattarsi rapidamente a queste regolazioni si posizioneranno come leader di mercato, mentre quelle che non rispetteranno le normative potrebbero trovarsi penalizzate, sia in termini di reputazione che di accesso al mercato europeo.
Infine, come vede il futuro della collaborazione tra uomo e macchina: ci stiamo avvicinando a un modello ibrido più maturo o rischiamo di delegare troppo alle macchine?
Il futuro della collaborazione tra uomo e macchina è senza dubbio orientato verso un modello ibrido, dove l’intelligenza artificiale non sostituisce, ma potenzia l’essere umano. L’AI è e sarà sempre più uno strumento che facilita la nostra capacità di prendere decisioni, analizzare dati complessi e svolgere compiti ripetitivi, ma non potrà mai sostituire la creatività, la visione e l’empatia umana. Il rischio di delegare troppo alle macchine esiste, ma con il giusto approccio, in cui l’uomo rimane sempre al centro delle decisioni strategiche, l’intelligenza artificiale può diventare un alleato fondamentale per costruire un futuro più efficiente e produttivo. L’obiettivo è un equilibrio, dove il meglio di entrambi i mondi contribuisce a creare valore.