Cessione del credito
PMI e accesso al credito: la situazione un anno dopo
Una interessante sintesi della direttrice osservatorio innovazione digitale nelle PMI di Osservatori Digital Innovation, Giorgia Sali, su come sono cambiate le modalità di accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese italiane nel corso dell'ultimo anno, e che cosa resta ancora da fare.
Maggio 10, 2021
Non usa mezzi Termini Giorgia Sali, direttrice dell'osservatorio innovazione digitale nelle PMI di Osservatori Digital Innovation, nel descrivere le conseguenze della pandemia sul sistema produttivo italiano nel corso dell'ultimo anno di attività. Secondo quanto riportato dalla stessa direttrice in un articolo per EconomyUp, infatti, sono state le piccole e medie imprese a soffrire maggiormente la crisi economica del 2020 con una riduzione del fatturato nell'84% del totale delle aziende nel corso del primo lockdown e nel 68% del totale nella seconda parte dell'anno, da giugno a ottobre: una situazione che ha portato molte imprese a sperimentare nuovi strumenti di accesso al credito, tra cui l'invoice trading online.
Il fabbisogno di liquidità ha portato a un “cambio di paradigma” nelle modalità di accesso al credito
Le limitazioni agli spostamenti, le chiusure forzate, il crollo dei consumi e la difficoltà di raggiungere i clienti, secondo l'autrice dell'articolo, si sono aggiunte alle difficoltà solitamente sperimentate dalle aziende di piccole e medie dimensioni durante il periodo precedente la pandemia. "Le grandi imprese - si legge - mostrano tempi di giacenza in magazzino e tempi di incasso più brevi a fronte di propri tempi di pagamento più lunghi. A livello di bilancio, questo si ripercuote in un minor valore dei crediti verso i clienti e delle scorte e un maggior valore dei debiti verso i propri fornitori. Questo non vale per la maggior parte delle PMI, che godono di minor potere negoziale, che implica tempi più brevi per pagare i fornitori e tempi più lunghi di incasso".
In un contesto di crescente fabbisogno di liquidità le PMI, tuttavia, hanno potuto servirsi di nuovi strumenti di accesso al credito. Come riportato, tra gli altri, dall'analisi dell'Osservatorio Entrepreneurship, Finance & Innovation del Politecnico di Milano, è aumentato infatti l'utilizzo di strumenti di finanziamento innnovativi, come i minibond (in crescita del 18%), il crowdfunding (+90%) e l'invoice trading (+23%), pur se questi ultimi rimangono a tutti gli effetti strumenti ancora complementari e non di certo sostituitivi del credito bancario. Un vero e proprio "cambio di paradigma" per le modalità di accesso al credito, quindi, che dovrebbe rimanere tale anche quando l'emergenza sarà del tutto o per la maggior parte rientrata.
Affinché questi strumenti siano assimilati dalle PMI è necessario un cambio nella cultura aziendale
Al di là dei singoli strumenti, è evidente infatti come la digitalizzazione dei processi favorita dall'emergenza tuttora in corso possa portare in prospettiva numerosi vantaggi per le piccole e medie imprese. Nello specifico, secondo la direttrice dell’osservatorio, l'utilizzo del digitale per potenziare le soluzioni di Supply Chain Finance come l'invoice trading online consente alle imprese "di finanziare il proprio Capitale Circolante Netto, sfruttando le relazioni commerciali all'interno della filiera. Ne sono un esempio, in tal senso, le piattaforme digitali che consentono oggi alle imprese di anticipare o cedere i propri crediti commerciali, con chiari vantaggi in termini di efficienza e rapidità di erogazione del credito".
Flessibilità, semplicità, inclusione finanziaria e rapidità sono i vantaggi che la digitalizzazione può portare in questo nuovo paradigma, che tuttavia gode ancora di una limitata visibilità e conoscenza da parte proprio di coloro che potrebbero esserne i maggiori beneficiari, vale a dire gli imprenditori stessi. Come non essere d'accordo, infatti, con la conclusione a cui giunge l'autrice dell'articolo, secondo la quale affinché i nuovi strumenti siano assimilati dalle PMI è necessario oggi un "cambio nella cultura aziendale": un cambio che deve tradursi in una "maggiore apertura verso questi strumenti nei cui confronti vi è spesso ancora troppa diffidenza rispetto agli strumenti di credito tradizionale".
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