Editoriali
Sandro Pettinato, Unioncamere: cosa resta da fare per promuovere le procedure stragiudiziali alla crisi d’impresa
Sandro Pettinato, vicesegretario generale di Unioncamere, commenta per CashMe i risultati della prima edizione dell’Osservatorio nazionale sulla Crisi d’Impresa.

Crescono le composizioni negoziate anno su anno, e aumenta anche il fatturato medio delle aziende che vi fanno ricorso, con 167 imprese che sono già riuscite trovare una via di risanamento rispetto alle 1.608 domande presentate, per un totale di 8.250 posti di lavoro preservati e una riduzione significativa del numero di procedure aperte presso i tribunali.
Sono, questi, alcuni dei principali risultati che emergono dalla lettura della prima edizione dell’Osservatorio nazionale sulla Crisi d’Impresa, realizzato da Unioncamere sulla base dei dati di Infocamere relativi all’andamento delle procedure di regolazione delle crisi, di cui abbiamo avuto opportunità di discutere insieme a Sandro Pettinato, vicesegretario generale di Unioncamere con la responsabilità dell'Area "Promozione servizi alle imprese".
Dottor Pettinato, da dove nasce l’idea dell’Osservatorio nazionale sulla crisi d’impresa?
Sono ormai cinque anni che Unioncamere si occupa a tempo pieno dell’andamento e delle tematiche riguardanti la gestione della crisi d’impresa. Dal 2021, inoltre, forniamo assistenza alle Camere di commercio per l’implementazione del servizio di Composizione negoziata per la soluzione delle crisi. Da queste premesse è nata l’esigenza di un Osservatorio – il primo in Italia - in grado di monitorare il confronto tra le procedure giudiziarie e quelle stragiudiziali, basato su dati certi e con cadenza semestrale.
Quali sono i risultati più importanti che emergono, a suo giudizio, dall’Osservatorio?
L’Osservatorio dimostra da un lato la crescita dell’interesse verso il ricorso a strumenti stragiudiziali di risoluzione della crisi d’impresa, dall’altro il crollo delle amministrazioni straordinarie e il calo continuo del ricorso a strumenti tradizionali, come il concordato preventivo. A fronte di tempi lunghi, e percentuali di successo minime per i creditori, le procedure stragiudiziali stanno crescendo rapidamente grazie alla maggiore informalità e facilità dei processi, che consentono la prosecuzione dell’entità aziendale e la riduzione del carico di lavoro dei tribunali. La strada da compiere è ancora lunga, rispetto agli obiettivi previsti dal PNRR, ma sono numerosi i segnali positivi di cambiamento.
Quali sono i segnali favorevoli nei confronti della composizione negoziata?
Notiamo un diverso atteggiamento da parte dei creditori privati, specialmente le banche, che hanno dimostrato negli ultimi tempi una maggiore maturità “di sistema”. Molti istituti oggi rinunciano a pretendere l’erogazione immediata dei crediti, soprattutto per quanto riguarda gli importi minori, e sono maggiormente disposti coordinarsi con tutti gli altri attori coinvolti per una risoluzione proficua della crisi. Al tempo stesso gli enti pubblici come l’agenzia delle entrate - favoriti dal nuovo decreto correttivo - stanno sviluppando dei meccanismi interni per essere in grado di negoziare la restituzione degli importi non versati in maniera dilazionata nel tempo, anziché accanirsi sul debitore nel momento di massima difficoltà. Una possibilità che viene offerta, ovviamente, a fronte di un piano di risanamento credibile.
Quali sono i maggiori ostacoli che frenano ancora oggi il ricorso alle procedure stragiudiziali?
Si tratta per lo più di ostacoli di natura culturale. Il ruolo dei professionisti, in questo senso, è cruciale per favorire l’adozione della composizione negoziata, al posto dei tradizionali meccanismi di gestione delle imprese indebitate che spesso si dimostrano inadeguati ad assicurare la continuità aziendale, con conseguente danno per il creditore. Al tempo stesso, ritengo molto importante l’implementazione di strumenti di controllo adeguati e di indicatori di monitoraggio dello stato di salute dell’impresa, che andrebbero incentivati maggiormente a livello politico al fine di intervenire per tempo in caso di una crisi all’orizzonte.
Qual è il ruolo dei professionisti nel favorire l’adozione delle procedure stragiudiziali?
I professionisti, in particolare, devono essere messi nelle condizioni di avere una visione d’insieme degli strumenti a disposizione e di ricevere un’adeguata formazione in merito all’uso e all’utilità degli strumenti stragiudiziali e non professionali. Ad oggi, il gestore della crisi d’impresa è mediamente un professionista con alle spalle poco più di 300 ore di formazione e due o tre procedure alle spalle: troppo poco, a mio giudizio, mentre servirebbero figure verticali e specializzate che la legislazione corrente al momento non prevede.