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Pmi: il welfare che fa crescere produttività e occupazione


I dati dell’ultimo Rapporto Welfare Index PMI di Generali Italia, giunto ormai alla sesta edizione, certificano l’impatto positivo del welfare dal punto di vista della crescita della produttività aziendale e dell’occupazione, soprattutto femminile e giovanile.

Settembre 22, 2021


Il welfare? Fa crescere l’occupazione e fa bene anche alla produttività delle aziende, a condizione che esso divenga parte integrante della strategia d’impresa: sono queste le conclusioni più importanti che possiamo trarre dalla sesta edizione del Rapporto Welfare Index PMI 2021 di Generali Italia e che ha coinvolto oltre seimila imprese di tutti i settori produttivi e di tutte le dimensioni, per la prima volta misurando anche l’impatto sociale delle iniziative di welfare su tutti gli stakeholder delle aziende.

Un’impresa su due dichiara un significativo aumento della produttività


I numeri, innanzitutto: nell’arco di cinque anni la percentuale delle piccole e medie imprese che hanno introdotto misure di welfare “elevato” secondo la classificazione degli autori del report sono passate dal 9,7% all’attuale 21% del totale, mentre oltre il 64% delle PMI ha superato abbondantemente il livello “iniziale” delle misure di welfare aziendale. Il 42,7% delle aziende ha introdotto, infatti, iniziative definite “strutturate” e “permanenti”, con due imprese su tre che in futuro intendono rafforzare ulteriormente l’impegno sociale verso lavoratori, comunità locale e filiera produttiva.

Le conseguenze? Più di un’azienda su due (54,8%, per la precisione) tra coloro che hanno introdotto il welfare in maniera sistematica ha registrato ritorni “positivi” sulla produttività, e quasi la stessa percentuale (il 51,2% rispetto a una media di settore del 39,8%) ha assunto nuovi lavoratori, contribuendo in misura significativa alla mobilità sociale di giovani e donne. Il tasso di occupazione femminile delle imprese più attive del welfare, non a caso, supera il 40% del totale rispetto a una media generale del 32,5%.

Quali sono i settori dove il welfare delle imprese ha compiuto i maggiori progressi


Nel contesto della crisi economica generata dalla pandemia, tuttora in corso, non sorprende che il welfare aziendale nel corso dell’ultimo anno si sia concentrato prevalentemente in ambito sanitario: al primo posto i servizi diagnostici per la prevenzione contro il covid-19 (43,8%), servizi medici di consulto in presenza e a distanza (21,3%), nuove assicurazioni sanitarie (25,7%), ma sono altresì aumentate le forme di welfare destinate ad attività di formazione a distanza (39%) e aiuti per gestione dei figli e degli anziani(7,2%).

Da sottolineare, infine, l’impegno delle imprese verso la comunità esterna, come donazioni (16,4%) e i sostegni al Sistema sanitario e alla ricerca (9,2% del totale del campione analizzato): primi segnali di una trasformazione in atto delle strategie di welfare stesso, non più ristretto agli uffici dell’azienda ma sempre più orientato a includere famiglie, consumatori, comunità e fornitori, nell’ottica di favorire il benessere e la qualità del lavoro di tutti coloro che a vario titolo contribuiscono alla crescita e al futuro dell’impresa.