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Le banche fanno (e faranno) sempre meno credito alle imprese


Mentre i crediti in sofferenza (NPL) vengono superati per la prima volta dai volumi delle inadempienze probabili (UTP), un rapporto della FABI dimostra come i guadagni dalla vendita di prodotti finanziari e assicurativi abbiano ormai da tempo superato i guadagni dai prestiti bancari.

Settembre 13, 2021


“Bello” finché è durato: così si potrebbe descrivere, da qui a pochi mesi, l’illusorio cambio di rotta nell’andamento discendente dell’erogazione di credito da parte delle banche italiane nei confronti delle imprese. Dopo quasi un decennio di progressivo declino, infatti, i prestiti alle aziende sono cresciuti nell’ultimo anno del 4,5% (dati ABI) ma solo a fronte di cospicue e non ancora concluse garanzie statali.


Le inadempienze probabili (UTP) superano i crediti in sofferenza, ma i volumi nei prossimi mesi potrebbero essere ancora maggiori


Le previsioni più diffuse concordano su un unico punto: la probabilità di una nuova stretta nell’accesso al credito dopo la fine delle moratorie e un aumento importante delle posizioni “non performing”. Le perdite sui crediti provocate dalla pandemia, secondo quanto riportato da Affari & Finanza, potrebbero raggiungere i 100 miliardi di euro entro 30 mesi, di cui una gran parte oggi “nascosta” tra i crediti in moratoria.


Non sorprende, infatti, che secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore il volume delle inadempienze probabili (UTP) abbia superato di oltre dieci miliardi di euro il volume dei crediti in sofferenza (NPL) a giugno 2021, per quanto riguarda le otto maggiori banche italiane: “Gli UTP – ha dichiarato Pier Paolo Masenza di PWC Italia – saranno tra le classi più colpite dalla pandemia, e la più la più complessa da gestire per le banche che dovranno agire con prontezza per recuperare o riportare in bonis i crediti deteriorati”.


I guadagni dalla vendita di prodotti finanziari hanno superato quelli dall’attività di credito, al culmine di una tendenza che dura ormai da 15 anni


Il contesto in cui questi numeri vanno letti è quello della progressiva contrazione delle attività di credito alle imprese che va avanti da ormai un quindicennio a questa parte: una progressione che sembra aver raggiunto il suo culmine proprio nell’anno zero della pandemia, quando il volume dei guadagni derivanti dalla vendita di prodotti finanziari e assicurativi (39,4 miliardi di euro) ha superato i guadagni derivanti dalla gestione del credito (38,4 miliardi) secondo i dati elaborati dalla FABI.


La tendenza di lungo periodo, secondo quanto si legge in un articolo di Valori.it, dimostra come le banche stiano diventando “sempre più un supermercato dove si vendono a scaffale prodotti meno rischiosi del credito per l’istituto, ma più per il cliente”: La fine delle garanzie statali sui prestiti e le moratorie in essere, unita alla difficile fase di gestione dei crediti incagliati in un contesto di dismissione costante delle attività di credito e della presenza sul territorio, formano oggi un quadro di difficile ma non impossibile lettura: le banche fanno, e faranno, sempre meno credito alle imprese.