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Bilancio di fine anno per il factoring: le previsioni per il 2024
Una sintesi dei dati contenuti nel report "Never Normal? Il 2024 del factoring dopo pandemia e shock energetici" di Assifact e una riflessione sulla disponibilità di strumenti di finanziamento alternativi per gli imprenditori a fronte del venir meno dei prestiti bancari.
La buona notizia è che le imprese italiane sono state in grado di sopperire al flusso negativo di nuovi prestiti, fatto registrare dalle banche nel corso di tutto il 2023, grazie all'accumulo di riserve di liquidità nel periodo Covid, in alcuni casi maggiore rispetto alla media dell'area Euro. La cattiva notizia è che la contrazione dei prestiti non si ferma, soprattutto quelli a breve termine e che più di altri servono a sopperire le esigenze di capitale circolante delle aziende a fronte di una fiammata inflattiva in corso e che non accenna a diminuire.
I numeri del factoring per il 2023-2024: il report Assifact
Eppure, secondo l'Osservatorio Factoring 2023 di Assifact "Never normal? Il 2024 del factoring dopo pandemia e shock energetici" il calo dei prestiti sembra essere guidato più dalla domanda, che dall'offerta. L'aumento dei tassi di interesse, il calo del fabbisogno per la spesa in investimenti fissi e proprio il maggior ricorso all'autofinanziamento in virtù delle riserve accumulate durante gli anni della pandemia hanno portato numerose imprese a diversificare le fonti di finanziamento rispetto al canale bancario, anche se va notato come le imprese di dimensioni minoro godano oggi di minori margini disponibili soprattutto sui fidi bancari di volumi inferiori.
In questo contesto, non stupisce come il mercato del factoring continui la sua fase positiva raggiungendo un turnover sostanzialmente simile a quello del 2022, con 206,71 miliardi di volumi complessivi a settembre 2023 rispetto ai 207,46 miliardi dell'anno precedente. Se è vero che gli anticipi per operazione di factoring sono andati incontro a una contrazione (-5,17%), nondimeno secondo il report di Assifact il calo è inferiore rispetto a quello fatto registrare dai prestiti a breve termine alle imprese nel loro complesso (-9,14% per quelli a scadenza entro un anno).
Previsioni ottimiste e strumenti alternativi al factoring stesso
Le previsioni degli operatori restano quindi ottimiste per tutto il 2023: il mercato del factoring si consoliderà rispetto al 2022, con un turnover in calo "solamente" dello 0,49%, gli impieghi in aumento dello 0,7% e l'outstanding in crescita dello 0,53%, con una crescita prevista del 3,38% nel 2024 del valore interpolato medio dei diversi scenari di previsione (e con previsioni ancora più ottimiste da parte degli operatori di factoring). Difficile dargli torto, se si tiene conto che anche secondo Unimpresa i prestiti destinati alle aziende sono passati da 676,4 miliardi di euro a settembre 2022 ai 619,5 miliardi di euro a settembre 2023, con un calo in tutte le tipologie di finanziamenti.
Resta, in questo contesto, la consapevolezza che gli imprenditori sembrano aver appreso la lezione: sempre meno dipendenti da un unico canale di finanziamento, essi dispongono oggi di una serie di strumenti in grado di venire incontro alle loro esigenze anche in misura più flessibile e immediata rispetto al factoring stesso. Invoice trading, dynamic discouting, factoring digitale sono infatti alcuni degli strumenti resi possibili dall'innovazione generata dal settore fintech per fornire un ampio ventaglio di alternative a fronte di tassi di interesse destinati a rimanere elevati ancora a lungo e a un progressivo ritrarsi degli istituti di credito, soprattutto dalle aziende di dimensioni minori e dai territori periferici: la buona notizia, in questo caso, è che altri hanno già preso il loro posto.
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