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Blog , Cessione del credito

L’invoice trading contro il rischio di eccessivo indebitamento delle imprese italiane


Secondo uno studio Cerved i debiti finanziari delle imprese italiane sono cresciuti di oltre 90 miliardi di euro anno su anno, con oltre 120 mila imprese attualmente a forte rischio di default: ecco come l'invoice trading può sostenere il fabbisogno di liquidità senza tuttavia generare nuovo debito.

Giugno 23, 2021


Meglio delle previsioni più pessimistiche, ma non al punto da annunciare lo scampato pericolo: secondo l'ultimo studio Cerved pubblicato da Affari & Finanza i volumi complessivi di debito finanziario delle imprese italiane sono cresciuti nel corso del 2020 di ulteriori 90 miliardi di euro fino a superare la soglia psicologica dei 937 miliardi complessivi. In questo scenario, sarebbero oltre 120 mila le aziende ad alta probabilità di default in una platea di oltre 640 mila imprese analizzate: aziende che, tuttavia, possono far fronte alle difficoltà grazie a servizi di finanza alternativa come l’invoice trading, che consente di ottenere liquidità immediata e di migliorare le proprie possibilità di accesso al credito in una prospettiva di medio e lungo periodo, anche per quelle imprese che oggi attraversano momenti di criticità.

Si dimezza la percentuale di imprese ad alto rischio di default, ma il dato resta su livelli preoccupanti


Rispetto alle previsioni di un anno fa, quando ancora non erano disponibili i vaccini e non vi era ancora alcuna certezza riguardante l'efficacia delle misure di supporto alla liquidità, le stime oggi sembrano essere molto meno pessimistiche: la percentuale di imprese considerata ad alto rischio è calata dal 32,8% al 18,7%, anche se è possibile una revisione al rialzo delle stime quando tutti i bilanci saranno depositati. Da notare, inoltre, come il rischio tenda a diminuire in misura proporzionale alle dimensioni dell'impresa analizzata, dal 20,5% di rischio di default tra le microimprese all'8,5% di quelle più grandi, anche se è tra queste ultime che si concentrano la maggior parte dei volumi di nuovi debiti accumulati (54 miliardi).

Nel dettaglio, il rischio è massimo tra le aziende attive nel settore delle fiere e convegni, club sportivi, agenzie di viaggio, vendita al dettaglio e moda e gestione dei parcheggi, anche se non vanno trascurati i settori dell'energia e dell'utility, del real estate e dei beni di largo consumo. Uno scenario che è stato definito, senza mezzi termini, "un vero peccato” da Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved, secondo il quale “negli ultimi anni il rapporto tra i debiti finanziari e il patrimonio netto delle imprese italiane era andato diminuendo in maniera costante". La pandemia, con la conseguente crisi economica, sembra invece aver riportato indietro le lancette dell'orologio per molti settori dell'economia.

L'invoice trading come canale di finanziamento alternativo e complementare al sistema bancario


In questo scenario, caratterizzato da un rapido peggioramento delle condizioni dei crediti in essere e da ancora incerte condizioni di ripresa economica, molte aziende potrebbero andare incontro a difficoltà impreviste nell’accedere ai tradizionali canali bancari oppure potrebbero doversi confrontare con condizioni di accesso al credito meno favorevoli rispetto al passato: a questo proposito, strumenti come l'invoice trading online possono essere utili sia per ottenere liquidità immediata dalla cessione pro soluto dei crediti commerciali pendenti, sia per migliorare la PFN senza generare nuovo debito e accedere così, nel breve e medio periodo, a condizioni di finanziamento migliori senza compromettere i bilanci aziendali.

La ricetta per uscire dalla crisi, tuttavia, non può essere solo di natura finanziaria. Come ricordato dallo stesso amministratore delegato di Cerved, "le imprese devono fare uno scatto in avanti significativo dal punto di vista della crescita, uno scatto che passa necessariamente da un aumento della produttività. L'unica cosa buona che ci ha lasciato la pandemia - conclude il CEO Andrea Mignanelli - è la spinta che molti imprenditori hanno dato agli investimenti in tecnologia e digitale. Se guardiamo agli altri grandi Paesi europei, la Germania, la Francia, la Spagna, vediamo che c'è una forte correlazione tra l'aumento della produttività e gli investimenti di questo genere. Nonostante le tante eccellenze, che esistono anche da noi, nel complesso le imprese italiane erano molto deboli sotto questo aspetto".